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Quali sono le parole importanti nella vita? quelle che solleticano la nostra vanita’? quelle che ci danno sempre ragione? o quelle ricche di complimenti!? o quelle che ci raccontano di quanto siamo belli, bravi e i migliori!? No ! Le parole,le uniche vere ed importanti sono quelle di Verita’ !! La verita’ e’ l’unica cosa reale,tutto il resto e’ pura finzione,illusione ideologica ed intellettuale. Da dove sgorga la Verita’? La Verita’ sgorga da Dio. Io,da peccatore mondano,tra alcool e feste,come potevo salvarmi se continuavo ad ascoltare solo me stesso,la mia vanita’,la mia superbia e gli uomini!?  Gesu’,Lui mi ha salvato! Le sue parole,non accondiscendenti (come quelle dei falsi amici),ma quelle vere,autoritarie,pure,pulite,universali; di amore,impegno,sacrificio,forza spirituale.

Lui,al suo tempo,si fermava spesso ad insegnare,non solo nel tempio,ma anche per strada,su un monte ed anche in pianura,ed e’ proprio quando si trovava in una pianura della Giudea che accortosi che molte persone lo seguivano elargi’ quella sua immensa conoscenza,quel suo immenso amore a tutti; quelle sue parole sono arrivate a me,a noi,tramite l’Apostolo Luca. Eccole:
 
Gesu’ insegna alla folla – C’era una gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea,da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie;anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo,perche’ da lui usciva una forza che guariva tutti.
 
Benedizioni e minacceEd Egli,alzati gli occhiverso i suoi discepoli,diceva:
 
< Beati voi,poveri,
perche’ vostro e’ il regno di Dio.
Beati voi,che ora avete fame,
perche’ sarete saziati.
Beati voi,che ora piangete,
perche’ riderete.
Beati voi,quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame,a causa del figlio dell’Uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perche’,ecco, la vostra ricompensa e’ grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi,ricchi,
perche’ avete gia’ ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi,che ora siete sazi,
perche’ avrete fame.
Guai a voi,che ora ridete,
perche’ sarete nel dolore e piangerete.
Guai,quando gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
 
Amore per i nemici – Ma a voi che ascoltate,io dico: amate i vostri nemici,fate del bene a quelli che vi odiano,benedite coloro che vi maledicono,pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia,offri anche l’altra,a chi ti strappa il mantello,non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede e a chi prende le cose tue,non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi,cosi anche voi fate a loro.
Se  amate quelli che vi  amano,quale gratitudine vi e’ dovuta? Anche i peccatori amano quelli che gli amano. E se fate del bene a coloro che fanno dl bene a voi,quale gratitudine vi e’ dovuta?  Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate di ricevere,quale gratitudine vi e’ dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettatnto. Amate invece i vostri nemici,fate del bene e prestate senza sperarne nulla e la vostra ricompensa sara’ grande e sarete figli dell’ Altissimo,perche’ Egli e’ benevolo verso gli ingrati e malvagi. Siate misericordiosi,come il Padre vostro e’ misericordioso.
 
Non giudicare –  Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sara’ dato; una misura buona,pigiata,colma e traboccante vi sara’ versata nel grembo,perche’ con la misura con la quale misurate,sara’ misurato a voi in cambio>.
Disse loro anche una parabola (Gesu’ usava spesso parlare in metafora) : < Puo’ forse un cieco guidare un’altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?  Un discepolo non e’ piu’ del suo maestro,ma ognuno,che sia ben preparato,sara’ come il suo maestro.
Perche’ guardi la pagliuzza che e’ nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che e’ nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: ” Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che e’ nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che e’ nel tuo occhio? Ipocrita ! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
 
L’albero e i suoi fruttiNon vi e’ albero buono che produca un frutto cattivo,ne vi e’ d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto; non si raccolgono fichi dagli spini,ne si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male; la sua bocca infatti esprime cio’ che dal suo cuore sovrabbonda.
 
La casa sulla roccia – Perche’mi invocate : ” Signore,Signore ! ” e non fate quello che vi dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrero’ a chi e’ simile: e’ simile a un uomo  che costruendo una cosa,ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena,il fiume investi’ quella casa,ma non riusci’ a smuoverla perche’ era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica,e’ simile a un uomo che ha costruito una casa sulla sabbia,senza fondamenta. Il fiume la investi’ e subito crollo’; e la distruzione di quella casa fu grande>.
 
 
Questo e’  l’insegnamento che mi ha fatto cambiare vita,i miei occhi ora vedono,le mie orecchie ora sentono,Gesu’ e’ vivo,e’ qui,e’ la via,la Verita’ e la vita.
Pace a voi fratelli: vi lascio una parabola di Gesu’ molto eloquente ed utile per capire gli altri e se stessi.
 
Parabola del seminatore – Poiche ‘ una gra folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni citta’, Gesu’ disse con una parabola : «Il seminatore uscì a seminare la sua semenza; e, mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada: fu calpestato e gli uccelli del cielo lo mangiarono.  Un’altra cadde sulla roccia: appena fu germogliato seccò, perché non aveva umidità.  Un’altra cadde in mezzo alle spine: le spine, crescendo insieme con esso, lo soffocarono.  Un’altra parte cadde in un buon terreno: quando fu germogliato, produsse il cento per uno». Dicendo queste cose, esclamava: «Chi ha orecchi per udire oda!»  I suoi discepoli gli domandarono che cosa volesse dire questa parabola.  Ed egli disse: «A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri se ne parla in parabole, affinché vedendo non vedano, e udendo non comprendano.
 
Or questo è il significato della parabola: il seme è la parola di Dio.  Quelli lungo la strada sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati.  Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro.  Quello che è caduto tra le spine sono coloro che ascoltano, ma se ne vanno e restano soffocati dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita, e non arrivano a maturità.  E quello che è caduto in un buon terreno sono coloro i quali, dopo aver udito la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza.  Nessuno mette una lampada e la copre con un baso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro,perche’ chi entra veda la Luce. Non c’e’ nulla di segreto che non sia manifestato,nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perche’ a chi ha,sara’ dato,ma a chi non ha,sara; tolto anche cio’ che crede di avere>. 
 
 
Dopo questa parabola,credo sia opportuno farvi conoscere cio’ che disse Gesu’ riguardo alla sua  “morte”  ed alla risurrezione.
 
Primo annuncio della morte e della resurrezione – Egli ordino’ loro severamente di non riferirlo ad alcuno. 
Il figlio dell’ uomo – disse – deve soffrire molto,essere rifiutato dagli anziani,dai capi dei sacerdoti e dagli scribi,venire ucciso e risorgere il terzo giorno>.
Poi,a tutti,diceva: < Se qualcuno vuole venire dietro a me,rinneghi se stesso,prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
Chi vuole salvare la propria vita,la perdera’,ma chi perdera’ la propria vita per causa mia.la salvera’. Infatti,quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero,ma perde o rovina se stesso? Chi si vergognera’ di me e delle mie parole,di lui si vergognera’ il Figlio dell.uomo quando verra’ nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. In verita’ io vi dico,vi sono alcuni,qui presenti,che non morranno prima di aver visto il regno di Dio.
 
 
Gesu’ che e’ venuto ad abobolire i vanitosi ed i superbi,ammonisce i discepoli ( ed anche noi quando cadiamo nella tentazione della vanita’ e della superbia dobbiamo ricordare queste parole).
 
 
Chi e’ piu’ grande – Nacque poi una discussionetra loro,chi di loro fosse il piu’ grande. Allora Gesu’,conoscendo il pensiero del loro cuore,prese un bambino,se lo mise vicino e disse loro :< Chi accogliera’ questo bambino nel mio nome,accoglie me; e chi accoglie me,accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti e’ il piu’ piccolo fra tutti voi,questi e’ grande>.
 
 
Dopo che successero queste cose,Gesu’ si incammino’ insieme ai suoi discepoli verso Gerusalemme e in questo cammino insegno molte altre verita’ destinate a guidare i passi dell’umanita’ in eterno; come una lampada nella notte per i propri passi.
 
 
 Come seguire Gesu’ – Mentre camminavano per la strada,un tale gli disse:< Ti seguiro’ ovunque tu vada>. E Gesu’ gli rispose:< Le volpi hanno le loro tane e glu uccelli del cielo i loro nidi ,ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo>. A un’altro disse :< Seguimi>. E costui rispose:< Signore,permettemi di andare prima a seppellire mio padre>. Gli replico’:< Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio>. Un’altro disse:< Ti seguiro’,Signore,prima pero’ lascia che mi congedi da quelli di casa mia. Ma Gesu’ gli rispose:< Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro e’ adatto per il regno di Dio.>
 
Inno di lode – In quella stessa ora Gesu’ esulto di gioianello Spirito Santo e disse :< Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra,perche’ hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli,Si, o Padre, perche’ cosi’ hai deciso nella tua benevolenza. Tutto e’ stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa’ chi e’ il Figlio se non il Padre,ne’ chi e’ il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorra’ rivelarlo>.
E,rivolto ai discepoli,in disparte,disse :< Beati gli occhi che vedono cio’ che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere cio’ che voi guardate,ma non lo videro,e ascoltare cio’ che voi ascoltate,ma non lo ascoltarono>. 
 
La vera beatitudine – Mentre diceva questo,una donna dalla folla alzo’ la voce e gli disse :< Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato! >. Ma egli disse:< Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la ossevano!>.
 
La lampada del corpo e’ il tuo occhio – Nessuno accende una lampada e la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio,ma sul candelabro,perche’ chi entra veda la luce. La lampada del corpo e’ il tuo occhio . Quando il tuo occhio e’ semplice,anche tutto il tuo corpo e’ luminoso; ma se e’ cattivo,anche il tuo corpo e’ tenebroso. Bada dunque che la luce che e’ in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo e’ tutto luminoso,senza avere alcuna parte nelle tenebre,sara’ tutto nella luce,come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore>.
 
Gesu’ contro i dottori della legge – Mentre stava parlando,un fariseo lo invito’ a pranzo. Egli ando’ e si mise a tavola. Il fariseo vide e  si meraviglio’  che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il signore gli disse:< Voi farisei  pulite l’esterno del bicchiere e del piato,ma il vostro interno e’ pieno di avidita’ e di cattiveria. Stolti ! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno?  Date piuttosto in elemosina quello che c’e’ dentro, ed ecco, per voi tutto sara’ puro. Ma guai a voi,farisei,  che pagate la decima sulla menta,sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare,senza trascurare quelle. Guai a voi,farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze. Guai a voi, perche’ siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo>.
Intervenne uno dei dottori della legge e gli disse:<  Maestro,dicendo questo,tu offendi anche noi. Egli rispose:< Guai a voi,dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito ! Guai a voi,che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Cosi’ voi testimoniate e approvate  le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto:< Mandero’ loro profeti ed apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno>,perche’ a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti,versato fin dall’inizio del mondo; dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria,che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Si, io vi dico,  ne sara’ chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi lo avete impedito>.
Quando fu uscito di la,gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti,tendendogli insidie,per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
 
Riconoscere Gesu’ senza ipocrisia ne timore – Intanto si erano radunate migliaia di persone,al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesu’ comincio’ a dire anzitutto ai suoi discepoli:< Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che e’  l’ipocrisia. Non c’e’ nulla di nascosto che non sara’ svelato,ne di segreto che non sara’ conosciuto. Quindi cio’ che avrete detto nelle tenebre sara’ udito in piena luce,e cio’ che avrete detto all’orecchio nelle stanze piu’ interne sara’ annunciato dalle terrazze.
Dico a voi,amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare piu’ nulla. Vi mostrero’ invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna (l’inferno). Si, ve lo dico, temete costui.  Cinque passeri non si vendono forse per due soldi ?  Eppure nemmeno uno di essi e’ dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.
Non abbiate paura: valete piu’ di molti passeri !
Io vi dico: chiunque mi riconoscera’ davanti agli uomini,anche il Figlio dell.uomo lo riconoscera’ davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnega davanti agli uomini, sara’ rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlera’ contro il Figlio dell’uomo,gli sara’ perdonato; ma a chi parlera’ contro lo Spirito Santo, non sara’ perdonato.
Quando vi porteranno davanti alla sinagoghe,ai magistrati e alle autorita’,non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perche’ lo Spirito Santo vi insegnara’ in quel momento cio’ che bisogna dire>.
 
 
Questa parabola che segue e’ molto importante,poiche’ ci fa capire come noi apparteniamo a Dio, e quando Lui vuole,in ogni momento,ci puo’ richiamare a se,strappandoci via da questo mondo, e noi saremmo costretti a lasciare qui tutto cio’ che erroneamente credevamo di possedere.
 
 
Parabola del ricco stolto – Uno della folla gli disse:< Maestro, di a mio fratello che divida con me l’eredita’ >. Ma egli rispose :< O uomo,chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi ?  >. E disse loro:< Fate attenzione e tenetevi lontano da ogni cupidigia perche’, anche se uno e’ nell’abbondanza,la sua vita non dipende da cio’ che egli possiede>.
Poi disse loro una parabola:< La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra se: Che faro’ poiche’ non ho dove mettere i miei raccolti ? Faro’ cosi’ – disse – demoliro’ i miei magazzini e ne costruiro’ altri piu’ grandi e vi raccogliero’ tutto il grano e i miei beni. Poi diro’ a me stesso: Anima mia,hai a disposizione molti beni,per molti anni; riposati,mangia,bevi e divertiti ! Ma Dio gli disse: Stolto,questa notte stessa ti sara’ richiesta la tua vita. E quello che hai praparato, di chi sara’? Cosi’ e’ di chi accumula tesori per se’ e non si arricchisce presso Dio>.
 
Fiducia nella provvidenza – Poi disse ai suoi discepoli:< Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita,di quello che mangierete; ne per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale piu’ del cibo e il corpo piu del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa ne granaio,eppure Dio li nutre. Quanto piu’ degli uccelli valete voi ! Chi di voi, per quanto si preoccupi,puo’ allungare anche di poco la propria vita ?  Se non potete fare neppure cosi’ poco,perche’ vi preoccupate per il resto ?  Guardate come crescono i gigli; non faticano e non filano. Eppure io vi dico; neanche Salomone,con tutta la sua gloria,vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste cosi’ bene l’erba nel campo,che oggi c’e’  e domani si getta nel forno, quanto piu’ fara’ per voi,gente di poca fede. E voi, non state a domandarvi che cosa mangierete e berrete e non state in ansia: di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa’ che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non temere,piccolo gregge,perche’ al Padre vostro e’ piaciuto dare a voi il Regno.
 
Non pace, ma divisione – Sono venuto a gettare fuoco sulla terra,e quanto vorrei  che fosse gia’ acceso !  Ho un battesimo nel quale saro’ battezzato, e come sono angosciato ficnhe’ non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No,io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone,saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre,madre contro figlia e figlia contro madre,suocera contro nuora e nuora contro suocera.>.
 
I segni dei tempi – Diceva ancora alle folle: < Quando vedete una nuvola salira da ponente,subito dite:” Arriva la pioggia”,e cosi’ accade. E quando soffia lo scirocco,dite:< Fara’ caldo”, e cosi’ accade. Ipocriti ! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo ? E perche’ non giudicate voi stessi cio’ che e’ giusto ?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato,lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui,per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di la’ finche non avrai ripagato fino all’ultimo spicciolo>.
 
Marta e Maria –  “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella di nome Maria la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua Parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte buona, che non le sarà tolta.>
 
Gesu’ insegna a pregare –*Un giorno Gesù si trovava a pregare: quando ebbe finito uno dei discepoli gli chiese: Signore, insegnaci a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli. *Egli disse loro: Quando pregate dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
 

*E aggiunse loro: Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte e gli dice: Amico, prestami tre pani, *perché un amico mio è arrivato da un viaggio e non ho nulla da offrirgli; *se quello dall’interno risponde: Non mi dar seccature, ora la porta è chiusa e i miei figli stanno a letto con me, non posso alzarmi e darteli; *io vi dico che, anche se non si alza a darglieli in quanto amico, pure per l’importunità sua si alzerà e gli darà quanto gli occorre. *Perciò vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. *Infatti chiunque domanda riceve, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. *E chi è tra voi quel padre che al figlio, il quale chieda un pane, dia un sasso? Oppure dia un serpente se chiede un pesce? *Oppure uno scorpione se chiede un uovo? *Se dunque voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre che è nei cieli darà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano.

Necessita’ della conversione – *In quello stesso momento si presentarono alcuni a riferirgli il fatto dei galilei che Pilato aveva fatto uccidere mescolando il loro sangue con quello dei loro sacrifici. *Egli rispose loro: Credete voi che quei galilei fossero più peccatori di tutti i galilei per avere subito una tale sorte? *No, vi dico, ma se non vi ravvedete, tutti perirete allo stesso modo. * E quei diciotto sui quali cadde la torre di Siloe e li uccise, credete voi che fossero più colpevoli di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme? *No, vi dico, ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo.

Umilta’ e generosita’ – *Quando sei invitato da qualcuno a nozze, non metterti al primo posto, perché non avvenga che uno più ragguardevole sia stato da lui invitato *e, venendo colui che invitò te e lui, ti dica: Cedigli il posto. Allora tu con vergogna dovresti occupare l’ultimo posto. *Ma quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto affinché, venendo chi ti ha invitato, ti dica: Amico, passa più su. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. *Perché chi si esalta sarà abbassato e chi si abbassa sarà esaltato. *Poi disse a colui che lo aveva invitato; Quando tu dai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli,né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché essi non ti invitino a loro volta e così tu abbia il contraccambio. *Ma quando dai un pranzo, invita i poveri, storpi, zoppi, ciechi, *e sarai fortunato perché non hanno da contraccambiarti. Il contraccambio ti sarà dato infatti nella resurrezione dei giusti.

Condizioni per seguire Gesu’ –

*E poiché molta gente andava con lui, egli si volse e disse loro: *Se uno viene a me e non mi ama piu’ di quanto ami suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle, e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. *Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. * Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? *Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo dicendo: *Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto finire. *Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non si siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene contro con ventimila? *Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata per chiedergli le condizioni di pace. *Così chiunque di voi non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo. *Buono è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa si salerà? *Non serve né per la terra, né per il concime, e così lo si butta via. Chi ha orecchi per intendere, intenda.

Parabola della pecora smarrita – *Si avvicinavano a lui tutti gli esattori del fisco e i peccatori per ascoltarlo; *e i farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia insieme con essi. *Allora egli raccontò loro questa parabola: *Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una , non lascia le novantanove nel deserto per andare in cerca di quella perduta finché non la trova? *E, trovatala, se la mette sulle spalle tutto contento *e, giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: Rallegratevi con me perché ho ritrovato la mia pecora, quella che era perduta. *Così vi dico, vi sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

Non potete servire Dio e la ricchezza –

*Chi è degno di fiducia in un affare di poca importanza, è degno di fiducia anche in uno importante; chi truffa in un affare minimo, è truffatore anche in quelli grandi. *Se dunque non siete stati degni di fiducia riguardo all’uso della ricchezza disonesta, chi vi affiderà il vero bene? *E se non siete stati degni di fiducia nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? *Nessun servo può servire a due padroni: infatti o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure parteggerà per l’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e al denaro. *I farisei, che erano attaccati al denaro, udivano tutte queste cose e lo deridevano. *Egli disse loro: Voi vi mostrate giusti agli occhi degli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori; ciò che per gli uomini è eccelso, è detestabile davanti a Dio.

Parabola del ricco e del povero –

*C’era un uomo ricco che portava vesti splendide e raffinate e tutti i giorni banchettava sontuosamente. *E c’era un povero, di nome Lazzaro, che giaceva, coperto di piaghe, all’ingresso del suo portone, *bramoso di sfamarsi con ciò che veniva scartato dalla mensa del ricco; ma perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. *ora il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo; anche il ricco morì e fu sepolto. *E dal soggiorno dei morti, immerso nei tormenti, questi, alzando gli occhi, vide Abramo da lontano e accanto a lui Lazzaro. *E gli gridò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del suo dito per rinfrescare la mia lingua, perché io sono tormentato tra queste fiamme. *Ma Abramo: Figlio, ricordati che tu hai ricevuto i tuoi beni durante la vita come Lazzaro i suoi mali; ora egli è consolato e tu sei tormentato. *Inoltre tra noi e voi c’è un grande abisso, cosicché, anche volendo, non si può di qui passare da voi, né da costì può alcuno passare da noi. *Quello replicò: Allora, Padre, ti prego, manda Lazzaro a casa di mio padre, *perché ho cinque fratelli; li avverta affinché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. *Gli rispose Abramo: Hanno Mosè e i profeti; li ascoltino. *E quello ancora: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si convertiranno. *Gli rispose Abramo: Se non ascoltano Mosè e i profeti, anche se uno risuscitasse dai morti non si lascerebbero convincere.

Scandalo e perdono –

*Disse ancora ai suoi discepoli: E’ inevitabile che ci siano occasioni di peccato; ma guai a colui per colpa del quale esse avvengono. *Meglio sarebbe per lui buttarsi nel mare con una macina da mulino appesa al collo, piuttosto che essere occasione di peccato a uno di questi piccoli. *State attenti a voi stessi. Se tuo fratello pecca, riprendilo; se si pente perdonagli; *e se sette volte al giorno pecca contro di te e sette volte torna da te dicendo: Mi pento, gli perdonerai.

Fede e umilta’- *Allora dissero gli apostoli al Signore: Accresci la nostra fede. *Il Signore rispose: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: sradicati e trapiantati nel mare, ed esso vi obbedirebbe. *Chi di voi, se ha un servo ad arare o a custodire il gregge, quando questi ritorna dai campi gli dice: Vieni qua, presto mettiti a tavola? Non gli dirà invece: *Preparami da cenare, cingiti la veste per servirmi finché io abbia mangiato e bevuto, poi mangerai e berrai anche tu? *Egli si riterrà obbligato verso quel servo perché ha fatto ciò che gli era stato comandato? *Così anche voi, quando avrete fatto tutte le cose che vi sono comandate, dite: Siamo semplici servi. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

La venuta del regno di Dio –  

*Poi, interrogato dai farisei quando sarebbe venuto il regno di Dio, egli rispose loro: Il regno di Dio non viene in modo spettacolare; *non si potrà dire: Eccolo qui, oppure: Eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi. *Allora disse ai suoi discepoli: Verrà il tempo in cui desidererete vedere anche un solo giorno del Figlio dell’uomo, e non lo vedrete. *E vi diranno: Eccolo qui, eccolo là. Non vi muovete, né andatene in cerca. *Come infatti il lampo risplende guizzando da un capo all’altro del cielo, così sarà del Figlio dell’uomo nel suo giorno. *Prima però è necessario che egli soffra molto e sia rifiutato da questa generazione. *E come avvenne nei giorni di Noè, così sarà anche nei giorni del Figlio dell’uomo. *Si mangiava, si bevevo, si prendeva moglie e si andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca; allora venne il diluvio e li distrusse tutti. *Lo stesso avvenne nei giorni di Lot: si mangiava, si bevevo, si comprava e si vendeva, si piantava e si costruiva, *ma nel giorno che Lot uscì da Sodoma, Dio fece cadere una pioggia di fuoco e zolfo e li distrusse tutti. *Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà. *In quel giorno chi sarà sulla terrazza e avrà i suoi arnesi in casa, non scenda a prenderli; e chi sarà in campagna, non torni indietro. *Ricordatevi della moglie di Lot. *Chi cercherà di conservare la propria vita la perderà, e chi la perderà la salverà. *Vi dico: In quella notte due persone si troveranno nello stesso letto: uno sarà preso e l’altro lasciato; *due donne staranno a macinare nello stesso posto: una sarà presa e l’altra lasciata. *Prendendo la parola, i discepoli gli chiesero: Dove Signore? Rispose: Dove sarà il cadavere là si raduneranno anche gli avvoltoi.

Parabola del fariseo e del pubblicano –

“Poi Gesù raccontò un’altra parabola per alcuni che si ritenevano giusti e disprezzavano gli altri. Disse: “Una volta c’erano due uomini: uno era fariseo e l’altro era esattore delle tasse. Un giorno salirono al tempio per pregare. Il fariseo se ne stava in piedi e pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché io non sono come gli altri uomini: ladri, imbroglioni, adulteri. Io sono diverso anche da quell’esattore delle tasse. Digiuno due volte alla settimana e offro al tempio la decima parte di quello che guadagno”. L’agente delle tasse invece si fermò indietro e non voleva neppure alzare lo sguardo al cielo. Anzi si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me: sono un povero peccatore!”. Vi assicuro che l’esattore delle tasse tornò a casa perdonato; l’altro invece no. Perché chi si esalta sarà abbassato; chi invece si abbassa sarà innalzato”.

Dopo tutte queste cose,Gesu’ entro’ in Gerusalemme dove stava per compiersi il suo destino. Fino all’ultimo cerco’ di insegnare la via della Luce.

Gesu’ scaccia i venditori dal Tempio – Gesù entrò nel tempio e si mise a scacciare i venditori *dicendo: Sta scritto: La mia casa sarà una casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto un rifugio di ladri! *Ogni giorno poi insegnava nel tempio. I sacerdoti e gli scribi cercavano di toglierlo di mezzo, e così pure i capi del popolo; *ma non sapevano come fare perché il popolo tutto gli stava appresso per ascoltarlo.

La risurrezione dei morti –

*Allora si avvicinarono a lui alcuni sadducei, i quali negano la risurrezione dei morti, e gli posero questa domanda: *Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se uno ha un fratello sposato che muore senza lasciare figli, egli sposi la vedova e dia una discendenza a suo fratello. *Ora c’erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza figli; *il secondo *e poi il terzo la presero,e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. *Infine anche la donna morì. *La donna dunque, nella risurrezione, di chi di loro sarà moglie, dato che tutti e sette l’hanno avuta in moglie? *Rispose loro Gesù: Coloro che appartengono a questo mondo prendono moglie e marito, *ma coloro che sono giudicati degni di partecipare al mondo futuro e di risorgere dai morti non prendono né moglie né marito. *Infatti essi non sono più soggetti alla morte, perché sono simili agli angeli e, in quanto risuscitati, sono figli di Dio. *Che poi i morti abbiano a risorgere, anche Mosè lo dichiarò nel passo del roveto, quando chiamò il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. *Non è dunque un Dio di morti, ma di vivi, perché tutti vivono per lui. *Alcuni scribi prendendo la parola dissero: Maestro, hai detto bene. *Né più osavano fargli alcuna domanda.

Guardatevi dagli scribi – E mentre tutto il popolo lo esaltava, egli disse ai suoi discepoli: *Guardatevi dagli scribi, che ci tengono a passeggiare in vesti da dignitari e hanno piacere d’essere riveriti nelle piazze, e avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti. *Essi divorano le case delle vedove e ostentano lunghe preghiere: riceveranno una condanna più severa.

Questo che segue e’ la profezia di Gesu’ sulla FINE DEI TEMPI ed il suo ritorno sulla terra.

Gesu’ annuncia distruzioni e persecuzioni – *Poi, avendo alcuni fatto osservare che il tempio era adorno di belle pietre e di ex-voto, Gesù disse: *Di tutto quello che voi ammirate, verranno giorni in cui non resterà pietra su pietra che non sia abbattuta. *Gli domandarono: Maestro, quando dunque accadranno queste cose o quale sarà il segno che queste cose stanno per accadere? *Rispose: State attenti a non farvi sviare, perché molti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e: Il momento è arrivato: Non li seguite. *Quando sentirete parlare di guerre e di sconvolgimenti, non spaventatevi, perché prima devono accadere queste cose, ma non sarà subito la fine. *E aggiunse: Si solleverà un popolo contro l’altro e un regno contro l’altro; *vi saranno grandi terremoti, e in diversi luoghi carestie ed epidemia; vi saranno fenomeni terrificanti e grandi segni dal cielo. *Ma prima che tutto ciò avvenga, metteranno le mani su di voi, vi perseguiteranno e vi trascineranno nelle sinagoghe e nelle prigioni, davanti a re e governanti a causa del mio nome. *Ma questo sarà per voi un’occasione di rendermi testimonianza. *Mettetevi dunque bene in mente di no n premeditare la vostra difesa. *Io vi darò una eloquenza e una sapienza, a cui non potranno resistere o contraddire tutti i vostri avversari. *Voi sarete traditi perfino da genitori e fratelli, parenti e amici; e alcuni di voi saranno uccisi, *e sarete odiati da tutti a causa del mio nome. *Ma neppure un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

La venuta del Figlio dell’uomo – *Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che è giunta l’ora della sua distruzione. *Allora coloro che sono in Galilea fuggano sui monti, e quelli che sono in città escano; e quelli che sono in campagna non rientrino in città. *Quelli saranno giorni di castigo perché si compiano tutte le profezie. *Guai alle donne incinte e che allattano in quei giorni. Perché vi sarà una grande calamità nel paese, il castigo su questo popolo. *Essi cadranno divorati dalla spada e saranno condotti schiavi tra tutti i popoli, e Gerusalemme sarà calpestata dai pagani, finché sia compiuto il tempo dei pagani. *Allora vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra i popoli saranno nell’angoscia, spaventati per il fragore del mare sconvolto; *gli uomini verranno meno per la paura nell’attesa di ciò che sta per rovesciarsi sul mondo; perché le potenze dei cieli saranno squassate. *Allora si vedrà il Figlio dell’uomo venire su una nube nella pienezza della potenza e dello splendore. *Quando incominceranno ad accadere tali cose, rialzatevi e sollevate il capo, perché la vostra liberazione è vicina

Vegliate… pregando – E disse loro questo paragone: Osservate il fico e tutti gli alberi; *quando germogliano, voi stessi capite, vedendoli, che ormai l’estate è vicina. *E così pure, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. *In verità vi dico: Non passerà questa generazione finché tutto sia avvenuto. *Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. *Badate a voi stessi, che la vostra coscienza non sia sommersa nella crapula, nell’ubriachezza e nelle preoccupazioni del vivere, perché quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso *come un laccio; perché esso si abbatterà su tutti gli abitanti della terra. *Vigilate dunque e pregate in ogni tempo perché abbiate la forza di sfuggire a queste cose che devono accadere e di stare alla presenza del Figlio dell’uomo. *Durante il giorno Gesù insegnava nel tempio, e la notte usciva e pernottava sul monte degli Ulivi. *E tutto il popolo il mattino presto veniva da lui nel tempio per ascoltarlo.

Poco dopo questi messaggi si compi’ per Gesu’ il suo destino,qui sotto metto le ultime parole che Lui disse hai discepoli  quando e’ risorto,poco prima di ascendere al Cielo.

Gesu’ appare agli undici e agli altri discepoli – *Mentre ancora parlavano di queste cose. Gesù fu presente in mezzo a loro e disse: Pace a voi! *Turbati e spauriti, essi credevano di vedere uno spirito. *Ma egli disse loro: Perché vi turbate, perché sorgono dubbi nei vostri cuori? *Guardate le mie mani e i miei piedi; sono proprio io! Toccatemi e constatate; uno spirito non ha né carne né ossa come vedete che ho io. *E, dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. *Ma siccome per la gioia stentavano a credere ed erano stupiti, aggiunse loro: Avete qui qualche cosa da mangiare? *Essi gli offrirono un pezzo di pesce arrosto. *Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. *Poi disse: Ecco le parole che vi ho detto quando ero ancora con voi: bisognava che si compisse tutto quanto è scritto di me nella legge di Mosè e nei profeti e nei salmi. *E seguitò aprendo loro la mente a comprendere le Scritture. E disse ancora: *Così sta scritto: il messia dovrà soffrire e il terzo giorno risorgerà dai morti, * e nel suo nome saranno annunciati a tutti i popoli, incominciando da Gerusalemme, la conversione e il perdono dei peccati . *Voi siete i testimoni di queste cose. *Ed ecco, io mando a voi ciò che il Padre ha promesso. Voi quindi rimanete in città finché non sarete rivestiti dalla potenza che viene dall’alto. *Poi li condusse fuori, verso Betania e, alzando le mani, li benedisse. *E mentre li benediceva, si staccò da loro e fu trasportato verso il cielo. *Ed essi, dopo essersi prostrati davanti a lui, ritornarono a Gerusalemme pieni di gioia; *e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

                                                           CONSIDERAZIONI PERSONALI

 
Queste parole di Gesu’ sono state per me una vera rivelazione,un’illuminazione. Avevo,prima di “conoscere” Gesu’, studiato filosofi e Guru orientali,ma tutte quelle filosofia non mi lasciavano altro che ulteiori domande e poco,e comunque,incomplete risposte; in poche parole,avevano aumentato il mio vuoto interiore,invece che riempirlo: solo nella vita,nell’esempio,nell’insegnamento di Gesu’ ho trovato tutto cio’ che cercavo; non domande,ma risposte; non confusione,ma certezza di verita’.  Vero e’ che,se non si leggono le parole di Gesu’ con umilta’,ed al contrario le si legge con superbia e saccienza,non le si capisce e non le si apprende; l’umilta’ del discepolo apre la via alla Luce.
Sono consapevole che e’ un messaggio di salvezza duro da mettere in pratica,poiche’ e’ necessario un inevitabile sacrificio,un inevitabile rinuncia,diventa una vita di lotta quotidiana contro le tentazioni del maligno ed i suoi peccati; il quale ci proprone sempre la via piu’ piacevole,di orgoglio,di vanagloria,di vanita’  ed ogni cosa vana che ci allontana dalla pace interiore e quindi da Dio stesso. Il diavolo entra in ogni essere umano utilizzando la debolezza della vanita’ dell’uomo; solo seguendo l’insegnamento di Gesu’ ci si puo’ salvare da una vita di confusione,peccato,superbia e vanita’. Senza Gesu’,un uomo o una donna,e’ sempre solo,anche in mezzo alla gente; ma con Gesu’ nel cuore non si e’ mai soli anche se intorno c’e’ solo il deserto. Nella mia esperienza personale,quando anni or sono (ed ora ho 30 anni,classe 1982),vivevo in mezzo a discoteche,locali e feste,sempre circondato da tante persone; in realta’ mi sentivo solo; adesso con Gesu’ nel cuore,nella mente,nell’anima,anche quando vado a fare trekking e sono da solo su di una cima di una montagna,non mi sento solo,non mi sono mai piu’ sentito solo. Gesu’,le sue parole,sono veramente il pane del vita,che riempiono e saziano ed estinguono quel vuoto interiore colmandolo di Luce. Gesu’ ci dice:<  Passerano il cielo e la terra,ma le mie parole non passeranno>.  Il Mondo ci offre “verita’” illusorie e passeggere,Gesu’ ci offre Verita’ certe,autorevoli ed eterne. Ascoltiamo la Verita. Gesu ci dice:< La Verita’ vi rendera’ liberi >.
 
 
Jvan Bugliani

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In meditazione. Nel meditare,pur nel caos di questa vita moderna,si ritrova quello stato di calma e allo stesso medesimo tempo,uno stato di gioia,che è il naturale stato di qualsiasi anima. Nel centro di se stessi,nel silenzio,nel cuore della realtà,nel cuore della verità,dove non occorre correre,dove non c’è competizione o vanità,poichè non c’è confronto ne gare da vincere,li troviamo ogni risposta. Risposte che non potremmo mai trovare all’esterno,poichè nulla esiste fuori che non sia prima dentro di noi. Se vogliamo,la meditazione può essere un gioco,il riconnettersi con il bimbo innocente che è in noi,il quale non ancora pieno di spazzatura emotiva e culturale,nella sua mente ancora libera,cerca gioia e risposte. Fin dalle elementari o addirittura prima,andrebbe insegnata la meditazione. La pace,la gioia,le verità,sono dentro di noi,eppure,tutte queste cose,specialmente in occidente,le si cerca all’esterno. Così la felicità,così come la verità,rimane sempre sfuggente.

Jvan Bugliani

Ieri,con il mio amico Marco,siamo andati in una delle mie montagne preferite,la quale io definisco un ” Tempio “. In un tempo passato,le Alpi Apuane mi hanno salvato,mi hanno fatto cambiare vita,tutte le mie esplorazioni in solitario mi hanno aiutato a cambiare prospettiva,a cambiare il modo di vedere e percepire le cose,una vita più vera,autentica,naturale,basata sulla verità e sull’Amore. Salire su di una montagna non è solo un atto fisico,ma anche un atto spirituale,è un sinonimo della vita. Cosa ci insegna ascendere una montagna? Ci insegna in primo luogo,che niente di straordinario e magnifico ci viene regalato senza impegno e sacrificio,che non ci è dovuto niente,che tutto dobbiamo meritarci o niente otterremo. La salita,la fatica,talvolta la paura e la voglia di rinunciare e mollare,tutto questo induce un carattere debole a scappare,a tornare indietro,a trovare scuse,a dare la colpa a qualcuno o qualcosa,così come nella vita. Ma se saremo capaci di superare queste sensazioni,tentazioni e rimanere fermi e centrati sui nostri obbiettivi,allora passo dopo passo,dolore dopo dolore,gioia dopo gioia,arriveremo ad uno stato di consapevolezza diversa,cioè che siamo più forti di quello che abbiamo sempre pensato,che il nostro corpo può resistere,perché il nostro spirito è forte e se siamo arrivati su di una vetta di una montagna,senza cedere alla tentazione di rinunciare,allora quali altre prove nella vita non saremmo in grado di affrontare? Nessuna! Una delle più grandi lezioni che mi hanno insegnato le montagne è questa: non mollare mai,perchè la gioia,la magia e l’infinita bellezza della vetta è solo per i coraggiosi,per coloro che rimangono centrati e consapevoli e quel dono che solo la vetta sà dare,è quel sentirsi ad un passo dal Cielo,vedere il mondo dall’alto,vedere lontano,molto lontano,da una prospettiva quasi Angelica: e tutto questo non può essere regalato,ne è un diritto,ma và meritato.
 Tiziano Terzani – Quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta. –

In secondo luogo,le montagne sono una eterna meditazione,perchè ti costringono ad essere nell’attimo presente,nel “qui e ora”. La mente non può permettersi di andare nel passato o nel futuro,perchè se no rischi di cadere e farti male o peggio. Ricordo, quando la mente va troppo nel passato si rischia di diventare depressi,quando invece la mente và troppo nel futuro,si rischia di diventare ansiosi: quando invece la mente,rimane nell’attimo presente,nel “qui e ora” ,la mente è in pace,non deve preoccuparsi di nulla. Ecco l’importanza della meditazione,cioè rimanere nel presente,con la mente libera e sgombra da ogni pensiero. In verità vi dico: le migliori risposte le ho trovate nel silenzio,nella natura,non le ho mai trovate in nessun personaggio spirituale o conferenza di suddetti personaggi. È nella natura che Dio si rivela,è nel cuore umile,in pace e silenzioso dell’uomo che Lui parla.  

 Tiziano Terzani- « Non ci sono scorciatoie, tanto meno quella di un guru che ti apre la via. Questo è un aspetto che varrà la pena di sottolineare, anche per mettere in guardia futuri giovani viaggiatori dal restare intrappolati da questa idea che ‘c’è bisogno di uno che fa luce’. Che la faccia, ma poi tocca a noi giudicare, valutare, fare la nostra esperienza. » ─ 

C’è una magia profonda nel silenzio urlante dei boschi,c’è un estasi nella vetta alta e solitaria,c’è un canto eterno nello spirito degli alberi,c’è una saggezza antica nelle roccia e una luce profonda nei torrenti di montagna. Tutto parla,riecheggia e risuona allo spirito dell’uomo umile,che con mente e cuore aperto prova gratitudine e reverenza per tutto questo,per questi doni della terra e del Cielo. 

Che possiate imparare dalle montagne la forza, per essere indipendenti da tutto e tutti, che possiate avere la pace,per vivere felici,e che possiate sviluppare in voi stessi l’Amore,per imparare la compassione e quindi non essere più schiavi di questa competizione assurda di questa società. – Jvan Bugliani –
– Gesù < ” il Regno di Dio è nel cuore del uomo ” >.

 

  

Ho realizzato,soprattutto ascoltando,parlando con molte persone e analizzando il modo di comunicare dei media,come la comunicazione tra persone sia quasi sempre guidata dalla superbia e dall’egoismo dell’individuo. La maggior parte di persone,parlando,cerca di IMPORRE le proprie idee; di fatto,rendere schiava la persona con la quale si interloquisce . Si parla cercando di convincere ( e talvolta di auto convincersi ) l’altra persona e non di farla ragionare liberamente ( poichè una persona che ragiona liberamente,quindi non condizionata,diventa pericolosa,non più controllabile e difficilmente ingannabile ). Ma davvero vogliamo accettare tutto ciò? Davvero vogliamo vivere di illusioni? Le illusioni non ci fanno crescere,non cambiano le cose e quindi la stessa condizione di vita si ripete nel tempo. È per questo che spesso riviviamo le stesse situazioni e attiriamo spesso la stessa tipologia di persone. Quando niente cambia,tutto si ripete.
Io vorrei trasmettere un concetto opposto; un concetto che libera la mente dagli inganni del nostro tempo e da tutte le persone che ci hanno mentito,ci mentono e ci mentiranno.
Il mio pensiero è questo: ” NON CREDETE A NIENTE. NON CREDETE A NESSUNO. VERIFICATE.
Non credete nemmeno a queste mie parole.
Non credete a niente di quello che dico. 
Andate,andiamo, a ricercare la verità.
Non crediamo a niente e a nessuno senza sperimentare e verificare se quelle parole sono vere o meno. Al giorno d’oggi,la tecnologia può aiutare nella ricerca di qualsiasi verità; tuttavia,l’intuizione,è il primo scalino da salire sulla scala che porta alla Verità. – Albert Einstein “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono. – “
Come dicevo,non crediamo a nessuno, o saremo troppo spesso illusi, troppo spesso ingannati,troppo spesso usati. Colui che vuole con forza e persuasione imporre le proprie idee, è perchê ci vuole usare,controllare e schiavizzare. Chi vuole IMPORRE o è un manipolatore che vive solo per soddisfare se stesso o è un insicuro che cerca sicurezza per le sue insicurezze. Io vi dico: non credete a nulla,non credete alle mie parole. Verifichiamo. Sempre. Ricerchiamo la verità,guardiamo la realtà che abbiamo davanti agli occhi per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse: utilizziamo la tecnologia,utilizziamo gli occhi bene aperti,utilizziamo le orecchie pronte ad ascoltare.

Ricerchiamo informazioni,impariamo a chiedere,indagare,a vedere con occhi che vogliono vedere,ad ascoltare con orecchie che vogliono ascoltare. Gesù disse: < ” Siate candidi come colombe,ma prudenti come serpenti . Guardatevi dal lievito dei Farisei ( cioè: non credete e non fatevi influenzare da chi è falso e ipocrita ). Sorgeranno molti falsi profeti e molti saranno tratti in inganno. Voi non gli credete. Occorre avere occhi che vogliono vedere e orecchie che vogliono ascoltare. ” >.  Ascoltiamo le intuizioni che nascono dentro noi stessi. Verifichiamo. Questa è la vera libertà. Questa è assenza di schiavitù. Impariamo a non avere paura della Verità. Impariamo ad essere liberi.

  

È una società che ci induce a diventare criceti. Sembra assurdo,ma è così. Ci induce ad accettare l’idea che accontentarci delle briciole sia una cosa normale. Ma non è normale. È una società che vuole crescere uomini deboli,pronti ad accettare tutto,qualsiasi cosa: ” Accetta e stai zitto!! Va tutto bene,le cose vanno e devono andare così “. Ci vogliono schiavi,silenti; impegnati in attività superficiali e frivole ( calcio,promiscuità sessuale,infedeltà coniugale,alcool,droghe) così teniamo la “testa in aria”,siamo innoqui,non vediamo oltre il nostro naso,incapacitati a vedere e capire la realtà che abbiamo davanti. Solo i deboli,solo chi crede di non valere nulla,si accontenta. Veniamo indottrinati ad accontentarci nelle relazioni,nel lavoro,persino nei sentimenti; così diventiamo innoqui,non rompiamo le scatole,i “manipolatori” ci possono usare a loro piacimento. Ma nell’accontentarci non c’è evoluzione: se nel passato ci fossimo accontentati,vivremmo ancora nelle caverne. Io non mi accontento: non mi accontento di una relazione senza vero Amore,di amicizie senza onestà e verità,non mi accontento di un presente senza basi solide per costruire un futuro,non mi accontento di false verità che vomita ogni giorno la televisione. Un uomo debole si accontenta,a causa del suo stato di paura di fondo: un uomo forte non si accontenta di nulla,vive e si impegna per la verità,per la giustizia,per ottenere il massimo dei risultati,per migliorarsi,per evolversi,compie scelte coraggiose,controcorrente,se ne prende la responsabilità e sempre con coraggio affronta le conseguenze; questa è libertà. Possiamo vivere schiavi di qualcuno o qualcosa che non ci appartiene e al quale non apparteniamo,o possiamo vivere fabbri e costruttori liberi del nostro libero destino. Ad ogniuno la propria libera scelta. Ad ogniuno le proprie inevitabili conseguenze.

Jvan Bugliani

LA DISTRUZIONE DELLA FAMIGLIA

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50 sfumature di solitudini.
Altro che “50 sfumature di grigio”,al massimo ” 50 sfumature per rimanere soli .” ( La mia riflessione è ovviamente, su tutto il mondo dei mass media e dell'”informazione” non nello specifico per il film o libro che sia. )

La mia riflessione ( che poi non è solo la mia,ma di tante persone molto più autorevoli di me ) è solo sul fatto che da decenni ormai,la èlite governante del mondo,tramite i mass media stà indottrinando le masse a un liberismo che di fatto rende tutti divisi e quindi schiavi. ” Divide ed impera .” C’è da anni,un opera di distruzione nei confronti della famiglia,del desiderio di essa e al contrario,c’è una promozione costante,ogni giorno,di un modo di vivere egoistico,al solo fine di soddisfare i propri più bassi bisogni,senza rispetto e ovviamente senza fedeltà se non a se stessi,: un popolo così è un popolo debole,confuso,con la testa in aria,facile da prendere in giro e quindi da governare. Un popolo egoista,individualista che non desidera più la famiglia,ma il solo soddisfacimento dei propri desideri egoistici è di fatto una società morta,facilmente manipolabile,ingannabile e ancora più facile da tenere a bada. Poichè mancano i riferimenti,i buoni esempi di rettitudine da seguire,i giovani ( e anche i meno giovani ormai ) sono allo sbando: basta guardarsi intorno,e la realtà che si vede è più eloquente ( per chi ha occhi per vedere e orecchie per ascoltare ) di qualsiasi riflessione filosofica. Ci stiamo distruggendo con le nostre mani,o meglio,con le nostre scelte.
Libri,film,canzoni,programmi televisivi,pieni di messaggi più o meno subliminari che inneggiano ad una falsa libertà e ad una vera distruzione della famiglia e quindi al desiderio di famiglia. Distruzione della famiglia = distruzione di un popolo forte,di uomini forti.
Aristotele disse che la famiglia è la cellula fondamentale della società. Che succede se si elimina il desiderio di famiglia,mettendoci al posto il desiderio di ( falsa ) libertà,evoluzione,emancipazione ? Una società divisa,frammentata,egoista ed individualista. Quindi,più istabilità dalla quale ne consegue una drastica riduzione delle nascite,drastica riduzione dei matrimoni,aumento dell’infedeltà,dei tradimenti in famiglia,divorzi,degli aborti,dei single. Questa è libertà ? No ! Questa è schiavitù. Questa società pornografica ( di falsa ed illusoria libertà ) diventa una droga e come tale crea dipendenza. Una droga che distrugge la capacità di Amare e di assumere la responsabilità di essere padre e madre. La sociologa e critica letteraria tedesca Gabriele Kuby: «Attraverso la rivoluzione sessuale globale le élite al potere attaccano l’ordine della creazione e, così facendo, tutta l’umanità»
” Divide et impera. ”
Tanti osservatori e storici vedono l’attuale istituzionalizzazione di questo caos sessuale imperante, spacciato per progresso e per “libertà” e promosso senza sosta da tutti i media occidentali; nonché dalle industrie hollywoodiane dello spettacolo, dalle industrie musicali e dallo star-system internazionale: settori a completa discrezione e totale controllo del élite mondiale al potere e, le persone comuni sono così confuse,sole e insicure che non sembrano minimamente accorgersene.
Stanno rubando il futuro della nostra terra,delle nuove generazioni.
Dobbiamo cambiare,imparare ad essere forti,ad essere coraggiosi ( non si è ne forti ne coraggiosi se si cede a tutte le facili tentazioni di questo puttanaio di società,ma al contrario,si è deboli ); non siamo obbligati a seguire in ginocchio,come pecore la massa,possiamo ambire a ben altri risultati e ad un più dignitoso e stabile futuro.

Non sono le nostre capacità che ci fanno capire veramente chi siamo, ma le nostre scelte.

Jvan Bugliani

Qui di seguito l’interessantissima intervista di Vito Punzi alla sociologa e critica letteraria tedesca Gabriele Kuby:

«Il sesso selvaggio e il “gender” mirano a distruggere la famiglia e creare un nuovo ordine mondiale»

Signora Kuby, partiamo dal suo ultimo libro denuncia: qual è il motivo che l’ha sollecitata a scrivere?
La constatazione che la liberalizzazione delle norme sessuali rappresenta la linea del fronte dell’odierna battaglia culturale. Io appartengo alla generazione del ’68 e a quel movimento ho partecipato attivamente. Dopo la mia conversione mi sono cadute le bende dagli occhi. Dopo il libro del 2006, dedicato alla rivoluzione del “gender”, ho continuato a raccogliere materiale e in seguito ho sentito la necessità di rappresentare l’evoluzione di questa ideologia, perché tutti percepiscono gli effetti del capovolgimento dei valori, come la distruzione della famiglia, ma sono in pochi a essere coscienti che dietro si cela una strategia delle élite di potere, dall’Onu all’Unione Europea, all’alta finanza.
Dunque qual è il messaggio che intendeva trasmettere?
La deregolamentazione delle norme sessuali conduce alla distruzione della cultura. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 dice che la famiglia è il nucleo della società e che essa ha bisogno, per esistere, di una regolamentazione morale. Con tutto ciò che aggredisce i bambini tramite i media, internet e l’educazione sessuale obbligatoria che viene insegnata nelle scuole, per loro è difficile diventare adulti maturi, cioè in grado di assumersi la responsabilità di essere madri e padri.
Perché nel sottotitolo del libro ha scelto di porre l’accento sulla libertà, o meglio sull’opera distruttiva che in suo nome si sta compiendo?
L’esaltazione filosofica dell’individualismo avvenuta al tempo dell’Illuminismo e le dittature impostesi nel XX secolo hanno portato a considerare come valore più importante la libertà, o meglio la libertà assoluta, che tuttavia nel nostro mondo, così condizionato com’è dai limiti, non esiste. La deregulation delle norme sessuali viene oggi spacciata all’essere umano come parte di quella libertà. Ma cosa succede in realtà quando l’impulso sessuale non è più sotto controllo? Che l’altro viene considerato semplicemente oggetto della propria soddisfazione sessuale. Il dato per cui nella nostra società una ragazza su quattro e un ragazzo su dieci subisce abusi sessuali mostra ciò che accade come conseguenza del fatto che non venga più insegnato l’autocontrollo. Il caos sociale che ne deriva sollecita un sempre maggiore controllo da parte dello Stato; che una situazione del genere conduca alla tirannia lo ha già indicato Platone nel suo Repubblica, 2.400 anni fa.
Perché nel libro si rifà spesso al romanzo di Aldous Huxley, Il mondo nuovo, pubblicato nel 1930?
È affascinante leggere oggi quell’opera profetica, nella quale gli uomini vengono prodotti in laboratorio e formati attraverso media e psicofarmaci per essere felici, i bambini si trastullano con il sesso alla pari degli adulti e tutto viene controllato da “Ford”, il “nostro Signore”. Originariamente Huxley aveva pensato che quella sua “fantasia” si sarebbe realizzata da lì a 600 anni, ma già nel 1949 quel futuro s’era ridotto a un centinaio di anni. Allora non era possibile tutto ciò che è consentito oggi (selezione prenatale, madre in affitto, manipolazione genetica, genitore 1 e genitore 2), ma Huxley era ben cosciente che la vera rivoluzione accade nel cuore e nella mente della persona.
Quali sono a suo parere i motivi della crisi della nostra civiltà?
Lo scarto decisivo c’è stato con la rivoluzione culturale sessantottina. Promossa da sazi studenti figli della borghesia, quella rivolta si fondava su tre impulsi: quei giovani si fecero ammaliare dalle teorie marxiste (nonostante il Muro di Berlino e i carri armati sovietici a Praga, contro la democrazia); in secondo luogo, c’è stato il femminismo radicale, che doveva liberare la donna dalla «schiavitù della maternità» (sono le parole usate da Simone de Beauvoir); il terzo impulso era quello della “liberazione sessuale”. Le parole d’ordine al proposito erano: quando la tua sessualità sarà “liberata”, cioè avrai abbattuto qualsiasi tipo di condizionamento morale, allora potrai costruire una società libera dall’oppressione. Quella generazione, la mia, fallito il tentativo di coinvolgere il “proletariato”, ha compiuto una vera e propria “marcia dentro le istituzioni”, tanto che, quello che ieri era un movimento d’opposizione, oggi rappresenta la politica ufficiale delle grandi organizzazioni internazionali, di molti governi nazionali, non solo di sinistra. E i media che determinano il mainstream seguono questa “agenda”.
Un altro riferimento interessante per le sue valutazioni è stato il libro della studiosa belga Marguerite A. Peeters, La globalizzazione della rivoluzione culturale occidentale…
Non interessante, fondamentale, perché mi ha aperto gli occhi. Da parte mia mi sono concentrata sul nocciolo di quella rivoluzione: la deregulation delle norme morali che regolano la sessualità. La rivoluzione sessuale globale viene promossa dalle élites al potere. Ho già detto di Onu e Unione Europea, ma con esse si deve intendere l’intera rete di impenetrabili sotto organizzazioni: di queste fanno parte gruppi industriali globalizzati, grandi fondazioni come Rockefeller e Guggenheim, persone molto ricche come Bill e Melinda Gates, Ted Turner e Warren Buffett, o grandi Ong come la International Planned Parenthood Federation e l’Unione Internazionale delle lesbiche e degli omosessuali (Ilga). Tutti questi soggetti lavorano nei livelli superiori della società avendo a disposizione enormi risorse economiche. E tutti hanno un interesse comune: ridurre la crescita della popolazione su questo pianeta. L’aborto, il controllo delle nascite tramite contraccettivi, la distruzione della famiglia: tutto questo serve lo scopo della creazione di un nuovo ordine mondiale.
Qual è dunque il ruolo del “Gender Mainstreaming” in questo contesto “rivoluzionario” globalizzato?
Il concetto di “Gender” presuppone che qualsiasi orientamento sessuale – eterosessuale, omosessuale, bisessuale e transessuale – sia equivalente e debba essere accettato dalla società. L’obiettivo è il superamento dell’“eterosessualità forzata” e la creazione di un uomo nuovo, cui lasciare la libertà di scelta e di godere della propria identità sessuale indipendentemente dal suo sesso biologico. Chiunque si contrapponga a ciò, singole persone o Stati, viene discriminato come “omofobo”. Si tratta di un attacco mondiale all’ordine della creazione e, così facendo, all’intera umanità. Esso distrugge il fondamento della famiglia e in questo modo consegna ai despoti di turno la persona che non riesce più a riconoscersi, se uomo o donna.
Nel suo ultimo libro attacca duramente la pornografia e chi la tollera.
Sì, perché la pornografia è una droga e come tale crea dipendenza. Una droga che distrugge la capacità di amare e di assumere la responsabilità di essere padre e madre. Inoltre costituisce un piano inclinato sul quale è facile scivolare verso quell’abisso della criminalità sessuale che finisce col coinvolgere anche i bambini e i giovanissimi. A proposito della Germania, esistono dati allarmanti: il 20 per cento dei ragazzi tra i 12 e i 17 anni “consumano” quotidianamente pornografia, il 42 per cento almeno una volta alla settimana. Che persone potranno formarsi in queste condizioni? Ed è difficile farsi una ragione del motivo per cui l’Unione Europea si dimostra essere così aggressiva contro il fumo ma non fa nulla per impedire l’imbruttimento provocato dalla pornografia.
In questa situazione di “rivoluzione sessuale globale”, qual è il compito dei cristiani?
Si tratta ovviamente di un tema che riguarda ciascuno di noi. Ci piaccia o meno, dobbiamo anzitutto mettere ordine nella nostra vita sessuale, così che la vocazione umana sia all’altezza del vero amore, l’amore che dona la felicità. Se non è così non è possibile neppure trovare le motivazioni per affrontare una battaglia del genere, che è per la dignità dell’uomo, per la famiglia, per i nostri figli, per il futuro. ”

– La tedesca Gabriele Kuby, nata a Costanza nel 1944, è per formazione sociologa e autrice di saggi legati all’educazione e alla sessualità. Madre di tre ragazzi, si cimenta volentieri anche con la traduzione dall’inglese (per oltre vent’anni nell’ambito dell’esoterismo e della psicologia). A lungo impegnata nei movimenti studenteschi tedeschi sorti dal Sessantotto, Gabriele Kuby si è convertita ed è entrata nella Chiesa cattolica ricevendo il sacramento del battesimo il 12 gennaio 1997, festa del Battesimo di Gesù. Il suo primo libro (Mein Weg zu Maria – Von der Kraft lebendigen Glaubens, La mia strada verso Maria – Sulla forza della fede viva) è stato un best-seller.
Come pubblicista concentra il suo interesse sui vicoli ciechi intrapresi dalla società moderna, indicando la via d’uscita in una nuova coscienza dell’esperienza cristiana. L’unico suo libro pubblicato in Italia è Gender Revolution. Relativismo in azione (Cantagalli 2008) e rappresenta un grido d’allarme indirizzato a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea: in ogni ambito del vivere pubblico va riconosciuta come fondamento della famiglia la differenza sessuale tra uomo e donna. A un anno fa risale il suo ultimo libro pubblicato in Germania, La rivoluzione sessuale globale. Distruzione della libertà in nome della libertà: «Era il 31 settembre del 2012 – ricorda Gabriele Kuby – quando ho avuto il privilegio di consegnare personalmente una copia del libro a Benedetto XVI, e per me è stato un grande incoraggiamento sentirgli dire “Ringraziamo Dio per quello che dice e scrive”».

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Sono sempre più convinto che il problema di questa società non sono i cattivi; ma i superbi,gli incapaci,coloro che credono di sapere tutto e di essere i migliori di tutti. Il superbo,lo stolto,non si fa domande, ha solo paura di perdere quello che conosce. E se tu parli in modo che a lui sembra una minaccia a cio che gli e’ abitudinario, ti da contro. La ricerca della verità,in ogni campo,in ogni settore,dentro se stessi,dovrebbe essere tra le grandi priorità nella vita e invece questa società stà morendo di illusioni,di falsità. Il fatto, è che la gente ha più fame nello stomaco di quella che ha nella testa. Ecco il problema.

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Questo genere di rapporti,quando mi rendo conto che sono tali,ne prendo subito le distanze. Perchè? Perchè quando non c’ê ne vera Amicizia,ne vero Amore,allora è solo ” Occasionale convenienza “: cioè un usare l’altra persona quando si ha bisogno. È solo un usarsi a vicenda; vuoi per compagnia,solitudine,o per qualcosa di più pratico,ma è sempre un usarsi. Infatti quando il bisogno cessa,quella persona non si fà più sentire. Rapporti tossici,appunto; privi di verità.di vera amicizia e vero amore. Da evitare accuratamente.

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Queste parole,dato il contesto sociale in cui viviamo,potrebbero risultare anacronistiche,tuttavia le condivido,poichè rispecchiano il mio pensiero. Preferisco la chiarezza,preferisco far sapere il mio pensiero e pretendo di sapere se una persona vuole solo giocare nella vita ( rapporti falsi basati sul riempimento della propria solitudine e sulla vanità,che quindi poi sfociano in logici tradimenti,poligamia ecc ecc. ) o crede invece ( come me ) nel valore di un rapporto vero,stabile,basato sulla verità,sull’Amore ( monogamia,fedeltà,progetto di vita insieme ) . Mai come oggi,in questa realtà allo sbando,confusa,servono persone che prendono una posizione chiara,o questo caos,questa anarchia non avrà fine. Troppa superficialità,ma soprattutto,troppa ambiguità. Io non pretendo di avere intorno persone perfette; ma chiarezza,si. Il mio concetto ê: ” dimmi chi sei. Non ti giudico,ma voglia sapere da che parte stai,come la pensi,dove vuoi andare ( parlando un pò in metafora ). Al giorno d’oggi c’è troppa ambiguità,troppo perbenismo e qualunquismo. Se siamo onesti nei confronti delle persone,se siamo chiari sù ciò che vogliamo,ciò che pensiamo,chi siamo,evitiamo di perdere tempo e di far perdere tempo,saremo tutti più liberi di scegliere: e invece oggi come oggi,mi sembra tutto uno squallido teatrino dove ogniuno recita la sua bella parte di ciò che non è,solo per arrivare ai propri egoistici fini. Detesto le persone “peace and love “,amici di tutti che danno ragione a tutti,senza prendere mai una posizione per paura di sbilanciarsi o della solitudine ( conosco molta gente che a me dicono una cosa,poi li vedo fare tuttaltro ): un comportamento del genere è una dichiarazione di debolezza di carattere,paura,falsità ed ipocrisia . Ciò che penso è questo: ” La verità sopra ogni cosa “; tutto il resto è vuoto a perdere.
Jvan Bugliani

” Chi vuole imparare ad Amare,deve prima imparare a rinunciare ”

Cit. – ” C’è gente che passa la vita facendo sesso ed illudendosi di amare, ma si fa veramente l’amore solo quando si spoglia anche l’anima.Se è nudo solo il corpo si sta facendo sesso.Il corpo potrà anche godere ma non sarà mai nulla al confronto del piacere di due anime che si amano pienamente. ”
cit.

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È da tempo che ho scelto di lasciare la vita mondana. Avevo capito che lì non c’era,ne mai ci sarebbe stata,vera felicità,pace,amore e un dignitoso futuro; ma al contrario,vi era solo vanità,falsità e una sterile e vuota competizione per il nulla. Solo nella natura c’è pace,felicità,verità,amore e di conseguenza,un degno futuro.
Le parole che seguono,sono di Francesco Guccini; le condivido tutte.
Addio
” Nell’anno ’99 di nostra vita
io, Francesco Guccini, eterno studente
perché la materia di studio sarebbe infinita
e soprattutto perché so di non sapere niente,
io, chierico vagante, bandito di strada,
io, non artista, solo piccolo baccelliere,
perché, per colpa d’altri, vada come vada,
a volte mi vergogno di fare il mio mestiere,
io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite,
riflettori e paillettes delle televisioni,
alle urla scomposte di politicanti professionisti,
a quelle vostre glorie vuote da coglioni…
E dico addio al mondo inventato del villaggio globale,
alle diete per mantenersi in forma smagliante
a chi parla sempre di un futuro trionfale
e ad ogni impresa di questo secolo trionfante,
alle magie di moda delle religioni orientali
che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero,
ai personaggi cicaleggianti dei talk-show
che squittiscono ad ogni ora un nuovo “vero”
alle futilità pettegole sui calciatori miliardari,
alle loro modelle senza umanità
alle sempiterne belle in gara sui calendari,
a chi dimentica o ignora l’umiltà…
Io, figlio d’una casalinga e di un impiegato,
cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia,
io, tirato su a castagne ed ad erba spagna,
io, sempre un momento fa campagnolo inurbato,
due soldi d’elementari ed uno d’università,
ma sempre il pensiero a quel paese mai scordato
dove ritrovo anche oggi quattro soldi di civiltà…
Io dico addio a chi si nasconde con protervia dietro a un dito,
a chi non sceglie, non prende parte, non si sbilancia
o sceglie a caso per i tiramenti del momento
curando però sempre di riempirsi la pancia
e dico addio alle commedie tragiche dei sepolcri imbiancati,
ai ceroni ed ai parrucchini per signore,
alle lampade e tinture degli eterni non invecchiati,
al mondo fatto di ruffiani e di puttane a ore,
a chi si dichiara di sinistra e democratico
però è amico di tutti perché non si sa mai,
e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico
ed è anche fondamentalista per evitare guai
a questo orizzonte di affaristi e d’imbroglioni
fatto di nebbia, pieno di sembrare,
ricolmo di nani, ballerine e canzoni,
di lotterie, l’unica fede in cui sperare…
Nell’anno ’99 di nostra vita
io, giullare da niente, ma indignato,
anch’io qui canto con parola sfinita,
con un ruggito che diventa belato,
ma a te dedico queste parole da poco
che sottendono solo un vizio antico
sperando però che tu non le prenda come un gioco,
tu, ipocrita uditore, mio simile…
mio amico… “

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Questo scritto,”Non incolpare nessuno”, di Pablo Neruda,è molto interessante,soprattutto molto attuale,in quanto per mia esperienza personale,noto in questa realtà,nelle persone,una grave tendenza a non assumersi la responsabilità di quello che si dice,di quello che si fà,della propria vita. Dare la colpa agli altri,rende la società e le persone che abbiamo intorno,veri e propri capri espiatori,alibi per giustificare i propri fallimenti,insuccessi e “sfortune “. Si tende troppo spesso (talvolta per alcuni,sempre) a dare la colpa a tutto e tutti,senza prendersi responsabilità,quindi precludendosi ogni possibilità di cambiamento e miglioramento di sé. L’uomo debole incolpa gli altri,la società,Dio, tutti colpevoli tranne se stesso. L’uomo forte,si assume la piena responsabilità della propria vita,dei propri insuccessi,fallimenti; la responsabilità delle proprie scelte,azioni e parole,la responsabilità del proprio destino. È il nostro comportamento,è quello che facciamo che ci qualifica,non le nostre parole. Non mi fido di chi ( dal carattere debole ) dà sempre la colpa a terzi ( persone normalmente ipocrite e false ): mi fido di chi ( pochi purtroppo ) coscentemente si assume la responsabilità di ogni cosa che dice ( quindi dal carattere forte ), che fà, e dell’intera sua vita ( persone forti e sincere ).
Jvan Bugliani

Di Pablo Neruda:

Non incolpare nessuno,
non lamentarti mai di nessuno, di niente,
perché in fondo
Tu hai fatto quello che volevi nella vita.

Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.

Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.

Non amareggiarti del tuo fallimento
né attribuirlo agli altri.

Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bimbo.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno è così terribile per cedere.

Non dimenticare
che la causa del tuo presente è il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.

Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto
pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.

I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.

Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.

Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.

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Questa testimonianza ( che segue,dopo questa mia introduzione ) di Clive Martin,giovane ragazzo londinese,è veramente illuminante,è un quadro preciso ( e drammatico ) della situazione che hanno vissuto e vivono le ultime generazioni. Io ho 32 anni e ho fatto un pò tutto ( forse anche di più ) di quello che questo ragazzo scrive,e per questo parlo per esperienza. Non avevo capito la povertà nella quale vivevo,finchè non mi sono guardato dentro e ciò visto un grande vuoto,che ne discoteche,ne alcool,ne droghe,ne sesso, potevano,ne mai potranno riempire. Allora mi sono messo alla ricerca di qualcosa di più vero e concreto. Al giorno d’oggi,le persone,dai 16 anni ai 50 e oltre,ne fanno di ogni,senza limiti e senza rinuncie. Tutti vogliono tutto e così si finisce per non avere niente nessuno. Sono tutti molto liberi ( anche se fidanzati o sposati ) , ma allo stesso tempo molto soli. Se queste generazioni non si danno una svegliata si autodistruggeranno e porteranno nel baratro anche le persone che gli stanno vicino. Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. O si cambia o tutto si ripete,o come disse Albert Einstein: ” Un matto è colui che ripete sempre le stesse cose,aspettandosi risultati diversi “.
Ora vi lascio all’interessante lettura dell’articolo di Clive Martin,il giovane ragazzo inglese di Londra,il quale evidentemente si ê dato una svegliata. Jvan Bugliani

– Questa generazione non capisce quand’è il momento di crescere.
La tendenza a “vivere aspettando il weekend” non ha niente di nuovo. In realtà, la storia di quella che chiamiamo “cultura giovanile” è semplicemente la storia di ragazzi che non sono in grado di conciliare la vita quotidiana e la vita sociale e che finiscono per trovare conforto nei riti del sabato sera e nelle mattinate passate a casa a non far nulla invece che nella carriera, nei figli e via dicendo. In poche parole, la spasmodica ricerca degli ultimi, brevi anni in cui possiamo comportarci in modo imbarazzante e dire stronzate prima di diventare uguali ai nostri genitori—cosa che accadrà comunque, che ci piaccia o no.
Ottime notizie: il senso di disillusione che provate non ha niente di speciale. L’unica cosa che lo fa sembrare diverso è l’esistenza di Facebook. L’insoddisfazione costante è un problema vecchio di decenni, una condizione ineludibile della società tardo-capitalista, un sintomo della disarmante inutilità della vita moderna.
I sentimenti di questo tipo ricorrono in un sacco di prodotti culturali, da La febbre del sabato sera a Quadrophenia, a Bright Lights, Big City. E stranamente, tutto ciò ha fatto sì che essere dei coglioni sia diventato rassicurante.
Lo stesso concetto di “teenager” ha ormai sessant’anni. Inizia ad essere un po’ datato. Mentre un tempo la stupida bramosia del venerdì sera era considerata una fase naturale attraverso cui passavano tutti—una sorta di pubertà esistenziale che si sarebbe conclusa da sola, quando i postumi sarebbero iniziati a durare giorni invece che ore—oggi sembra che la gente si stia dimenticando di uscirne.
Non si tratta più solo di giovani e studenti che cercano di scappare dalla vita reale, ma anche di ventenni e trentenni che fanno la stessa cosa. Persone che dovrebbero ormai sapere che si può e si deve fare anche altro nella vita, ma che evidentemente non lo sanno così bene. Persone grandi, adulti semi-funzionali, che non hanno però alcuna intenzione di rinunciare a quelle serate infinite passate a fissare il proprio riflesso nella tazza del cesso di un locale, e che non vogliono nemmeno trovare una ragione per rinunciarvi. Persone come me, insomma.
Questa è la mia generazione: una generazione che non viene in alcun modo incentivata a crescere. Niente figli di cui preoccuparsi, niente mutui da pagare, un’assistenza sanitaria sufficiente per restare vivi, un lavoro che ci dà giusto i soldi per nutrirci, lavarci e avere un posto in cui dormire e delle relazioni umane in cui l’unica cosa che ci distoglie dal nobile scopo di andare d’accordo con tutti sono le urla del capo o le telefonate preoccupate dei genitori. Un esercito di fannulloni del primo mondo intrappolati in un labirinto di immaturità.
Di recente, un mio amico mi ha detto che secondo lui oggi sarebbe impossibile fare un film come Big, proprio perché i trentenni fanno le stesse identiche cose che fanno gli adolescenti. Quindi non sarebbe più divertente né sconvolgente vedere un uomo adulto che compra un tavolo da ping-pong o che si mette i jeans per andare in ufficio. E probabilmente non funzionerebbe neanche se il protagonista avesse 40 anni invece che 30.
Io non ho ancora 30 anni, ma non sono nemmeno così lontano da quel traguardo, e quando penso alla mia vita di oggi trovo poche differenze con quella che facevo quando avevo 17 anni. Penso alle mie estati: continuo a bighellonare per le strade di Londra in compagnia di tizi appena conosciuti, tracannare lattine di birra, intonare cori da stadio, cercare di imbucarmi alle feste, scrivere a ragazze che puntualmente mi ignorano, ascoltare gli Underworld e indossare i pantaloni della tuta. Mi sembra di far parte del cast di un brutto remake di Goodbye Charlie Bright senza sapere come uscirne.
Anche se queste abitudini sono innegabilmente catartiche oltre che divertenti, devo ammettere che non è proprio il genere di vita che mi sarei aspettato di condurre alla mia età. Da adolescente pensavo che a quest’ora sarei stato un personaggio di Manhattan, con una florida vita sociale ravvivata dall’occasionale frequentazione dell’alta società francese e dalla visione delle retrospettive di Bergman. Non mi immaginavo sposato con dei figli, ma sicuramente non pensavo nemmeno che mi avrebbero buttato fuori dai locali perché porto i pantaloni corti.
Ora, potete starvene lì a piagnucolare per la “crisi della mascolinità,” per la “paura dei legami,” o solo perché siete degli idioti. Ma penso che facendo così non riuscirete a capire come stanno davvero le cose. Potreste sostenere che questo malessere riguardi solo le grandi città come Londra e che i Peter Pan della periferia si siano trasferiti qui con il preciso scopo di prolungare la loro adolescenza il più possibile. Ma la verità è che anche se avete la stessa età delle persone di cui sto scrivendo e siete molto più responsabili di loro, sapete benissimo che questo grande allontanamento generazionale dall’età della maturità è un problema che esiste ovunque, e che sarà ciò che si racconterà di noi quando, un domani, qualcuno inizierà a scrivere la nostra storia. Si racconterà di come i percorsi che un tempo conducevano fuori dall’adolescenza—fatti di figli, case, lavori per cui valga la pena spaccarsi la schiena—si siano improvvisamente interrotti, lasciandoci intrappolati in un limbo di perenne immaturità.
Come molte persone che conosco, sono già più vecchio di quanto non fossero i miei genitori quando hanno avuto me. All’epoca era diverso; giunto a metà dei tuoi vent’anni arrivava quel momento in cui iniziavi ad avere delle responsabilità, in cui dovevi mettere in pausa la tua giovinezza per far nascere una piccola versione urlante di te stesso, per poi tornare a viverla anni dopo tramite una vespa, un’Audi TT, l’amante, una massaggiatrice thailandese e i documenti del divorzio.
Oggi la mia generazione è già arrivata a un terzo della sua aspettativa di vita, e molti di noi stanno scoprendo che i vent’anni sono solo un’altra fase di un prolungato periodo alcolico che non abbiamo alcun motivo di interrompere e da cui non abbiamo modo di fuggire.
Ai tempi dei miei genitori, crescere era più facile. Non riuscirci era quasi impossibile; la società ti ci costringeva, che tu lo volessi o no. Adottare uno stile di vita che andasse oltre il giocare a FIFA e il distruggersi non era impossibile. Parliamo di un periodo in cui persino chi era povero, persino chi non era andato all’università riusciva a trovare un lavoro ben pagato, comprarsi una casa, sposarsi, fare figli e assumere tutti gli stereotipi che rendono le periferie il posto insieme migliore e peggiore in cui vivere. Certo, ci riuscivano un po’ più tardi rispetto ai loro genitori e probabilmente nel frattempo si divertivano molto più di loro, eppure non solo c’era una grande pressione sociale che spingeva a conformarsi al modo di vivere tradizionale, ma quel modo di vivere risultava anche appetibile, tanto che spesso capitava che molti di loro ci finissero dentro per errore, dando vita a una generazione di primogeniti non voluti come quella di cui io stesso faccio parte.
Oggi, sono poche le persone che fanno quest’errore. Un articolo dell’Economist intitolato “The End Of The Baby Boom?” faceva notare il grande e improvviso calo delle nascite avvenuto nel Regno Unito. È stato il primo calo del tasso di natalità dal 2011, e il più grande dagli anni Settanta.
Secondo le testimonianze riportate nell’articolo, questo fenomeno sarebbe influenzato da vari fattori, ma i più importanti sono due: il mercato immobiliare folle e l’economia in crisi, che di recente sono diventati sempre più collegati l’uno all’altra. La disoccupazione è alta, gli stipendi sono bassi e le case costano tantissimo. Un altro recente articolo stimava che, per comprare casa a Londra, bisogna guadagnare almeno 120.000 euro all’anno. Va bene, stiamo parlando di Londra, ma Londra è anche la città dove vive un giovane inglese su dieci, e il posto in cui i salari sono i più alti del paese. Certo, altri posti costano meno, ma il fenomeno interessa comunque tutta la nazione. I salari sono diminuiti talmente tanto che oggi guadagnare 50.000 euro all’anno vuol dire far parte del 10 percento più ricco della popolazione. Insomma, va tutto di merda.
Certo, forse parlare di avere dei figli e una casa vuol dire avere un’idea molto tradizionale di “maturità”. Ma in un sistema economico basato quasi totalmente sui prezzi delle case, investire in un immobile è probabilmente la cosa migliore che si possa fare invece che bruciare tutto in affitti sempre più cari. E i figli rimangono una delle poche cose al mondo che ti fanno capire che la festa è finita.
Queste cose, caratteristiche dell’età adulta, non fanno per tutti. Ma il fatto che un sacco di gente non sia capace di crescere e uscire da quel periodo della vita in cui non si fa altro che svagarsela è un problema grave, molto più di quanto non lo siano un paio di idioti ubriachi che rievocano con nostalgia la loro giovinezza.
Le testimonianze di cosa accade quando si nega a una generazione la possibilità di crescere sono tutt’intorno a noi. Sono le schiere di giovani uomini e donne buttati fuori dai locali con i vestiti sporchi di vomito e i cuori pieni di rabbia, i pezzi di denti incastrati tra i sampietrini nelle zone pedonali e i 3,3 milioni di giovani inglesi che vivono ancora con i loro genitori. In pratica, sono i simboli di questa generazione incapace di crescere.
Invece di andare avanti con le nostre vite, rimaniamo ancorati a quello che conosciamo, perché trovare qualcos’altro è troppo difficile. Spendiamo la maggior parte dei nostri soldi in affitto per appartamenti che non ci piacciono, mangiamo pizza surgelata, guardiamo senza piacere qualche episodio di una nuova sit-com americana prima di affondare la faccia nel cuscino pensando a nuove scuse per non andare a lavorare. Nei fine settimana ci sfondiamo, come abbiamo fatto negli ultimi dieci anni, cercando di ignorare il fatto che questo comportamento ci fa precipitare in una profonda depressione. E lo facciamo perché è l’unica cosa che sappiamo fare. Viviamo la nostra versione personale de La grande bellezza; siamo la generazione che non sa che sarà di lei ora che è stata costretta a scegliere la realtà invece dei modelli che hanno indicato ai nostri genitori la strada per una vita tranquilla e rispettabile. Quando non hai più alcun modello da seguire, a cosa ti aggrappi per tornare alla normalità quando ti passa l’ennesima sbronza?
Se vogliamo trovare delle alternative oltre al classico “emigra o rassegnati,” dobbiamo inventarci modi alternativi per adattarci al mondo in cui siamo costretti a vivere. Sono tempi cupi, le cose vanno di merda per tutti, ma forse è il momento di cercare di fare qualcos’altro oltre a stordirci di feste fino alla mezza età.
Trovare un modo alternativo di vivere non vuol dire per forza imparare l’hawaiano e trasferirsi in una fattoria biologica. Dobbiamo cercare delle scappatoie allo stile di vita che ci hanno venduto. Diciamo di odiare il sistema che ci ha ridotti così, eppure tentiamo disperatamente di farne parte. Forse è meglio essere giovani in un mondo nuovo invece che vecchi in uno che conosciamo fino troppo bene. Mentre noi rimaniamo fermi qui, sta nascendo la prima generazione di nipoti dell’acid house. Forse è giunto il momento di trovare un nuovo modo di crescere. -Clive Martin-

 

 

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Ho seguito,naturalmente,i fatti successi in Francia,ho osservato attentamente i video e ricercato informazioni varie. Ho avuto modo di fare interessanti chiaccherate con diverse persone che intellettualmente stimo. Premesso ciò,io credo che si faccia sempre un grosso errore,cioè quello di scegliere sempre la via più facile,nella fattispecie,condannare invece di di capire. La più classica ( e debole ) reazione umana,quando si assiste ad una cosa o evento che si disapprova o che è lontano dalle nostre idee e valori,è la immediata reazione di condanna: condannare,il pensiero più immediato e facile. Io credo che mai come in questa realtà bisogna imparare e insegnare a prendersi la forza,il coraggio e la responsabilità di cercare di capire: serve sforzo,serve tempo,ma CAPIRE è più importante che condannare; poichè capire porta alle cause ed esse portano alla verità. Se condanniamo e basta,continueremo ad illuderci e ad essere illusi e mai arriveremo al vero delle cose. Io leggo,mi informo,ascolto tutti,mi pongo domande e metto in pratica queste parole di Tiziano Terzani : < ” Dubitare è una funzione essenziale del pensiero; il dubbio è il fondo della nostra cultura. Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come volere togliere l’aria ai nostri polmoni. Io non pretendo affatto d’aver risposte chiare e precise ai problemi del mondo (per questo non faccio il politico), ma penso sia utile che mi si lasci dubitare delle risposte altrui e mi si lasci porre delle oneste domande ” >. La maggior parte di persone in occidente parla dell’Islam e dei musulmai senza conoscere niente di loro,credono ciecamente a quello che sentono e vedono dal loro unico insegnante: la televisione. Chi ha letto il Corano di tutte le persone che sento che tanto gli piace parlare dell’Islam!? Praticamente nessuno. Io ho letto il Corano: solo una volta e non decine di volte come invece ho letto il Vangelo,il quale conosco a memoria,ma mi è bastato per capire almeno con un pò di cognizione di causa la questione. A questo riguardo,credo sia illuminante ed esplicativo,questa lettera che Tiziano Terzani inviò ad Oriana Fallaci: ci vuole quale minuto per leggerla,ma per una volta,fate del bene a voi stessi con un pò di cultura,di sincerità,di verità. Questa lettera ci aiuta a chiarirci un pò le idee,sulla nostra bella assurda società: ma se non avete la forza e il coraggio di leggerla,allora non abbiate nemmeno la superbia e l’arroganza di intervenire su codesti argomenti,dato che non ne avete nemmeno la minima conoscenza: ma consultate il vocabolario sul significato di queste parole: Umiltà,Empatia,Compassione. Jvan Bugliani

– Lettera di Tiziano Terzani ad Oriana Fallaci: << Oriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Io mi affacciavo, piccolo, alla professione nella quale tu eri già grande e tu proponesti di scambiarci delle “Lettere da due mondi diversi”: io dalla Cina dell’immediato dopo-Mao in cui andavo a vivere, tu dall’America. Per colpa mia non lo facemmo. Ma è in nome di quella tua generosa offerta di allora, e non certo per coinvolgerti ora in una corrispondenza che tutti e due vogliamo evitare, che mi permetto di scriverti.
Davvero mai come ora, pur vivendo sullo stesso pianeta, ho l’impressione di stare in un mondo assolutamente diverso dal tuo. Ti scrivo anche – e pubblicamente per questo – per non far sentire troppo soli quei lettori che forse, come me, sono rimasti sbigottiti dalle tue invettive, quasi come dal crollo delle due Torri. Là morivano migliaia di persone e con loro il nostro senso di sicurezza; nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana – la ragione; il meglio del cuore – la compassione.
Il tuo sfogo mi ha colpito, ferito e mi ha fatto pensare a Karl Kraus. “Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia”, scrisse, disperato dal fatto che, dinanzi all’indicibile orrore della Prima Guerra Mondiale, alla gente non si fosse paralizzata la lingua. Al contrario, gli si era sciolta, creando tutto attorno un assurdo e confondente chiacchierio. Tacere per Kraus significava riprendere fiato, cercare le parole giuste, riflettere prima di esprimersi. Lui usò di quel consapevole silenzio per scrivere ‘Gli ultimi giorni dell’umanita’, un’opera che sembra essere ancora di un’inquietante attualità.
Pensare quel che pensi e scriverlo è un tuo diritto. Il problema è però che, grazie alla tua notorietà, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta. Il nostro di ora è un momento di straordinaria importanza. L’orrore indicibile è appena cominciato, ma è ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. E un momento anche di enorme responsabilità perchè certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l’uccidere. “Conquistare le passioni mi pare di gran lunga più difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi. Ho ancora un difficile cammino dinanzi a me”, scriveva nel 1925 quella bell’anima di Gandhi. Ed aggiungeva: “Finché l’uomo non si metterà di sua volontà all’ultimo posto fra le altre creature sulla terra, non ci sarà per lui alcuna salvezza”.
E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza? La salvezza non è nella tua rabbia accalorata, né nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela più accettabile, “Libertà duratura”. O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c’è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmeno questa.
Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. E una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d’aver davanti prima dell’11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all’inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta. Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre più tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, compresa quella atomica, come propone il Segretario alla Difesa americano, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor più determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio. Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza – ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove -, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un’altra nostra e così via.
Perché non fermarsi prima? Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari “intelligente”, di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui. Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologiche – Stati Uniti in testa – d’impegnarsi solennemente con tutta l’umanità a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilità. Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale – di per sé un’arma importante per il futuro -, ma potrebbe anche disinnescare l’orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta.
In questi giorni ho ripreso in mano un bellissimo libro (peccato che non sia ancora in italiano) di un vecchio amico, uscito due anni fa in Germania. Il libro si intitola Die Kunst, nicht regiert zu werden: ethische Politik von Sokrates bis Mozart (L’arte di non essere governati: l’etica politica da Socrate a Mozart). L’autore è Ekkehart Krippendorff, che ha insegnato per anni a Bologna prima di tornare all’Università di Berlino. La affascinante tesi di Krippendorff è che la politica, nella sua espressione più nobile, nasce dal superamento della vendetta e che la cultura occidentale ha le sue radici più profonde in alcuni miti, come quello di Caino e quello delle Erinni, intesi da sempre a ricordare all’uomo la necessità di rompere il circolo vizioso della vendetta per dare origine alla civiltà. Caino uccide il fratello, ma Dio impedisce agli uomini di vendicare Abele e, dopo aver marchiato Caino – un marchio che è anche una protezione – lo condanna all’esilio dove quello fonda la prima città. La vendetta non è degli uomini, spetta a Dio. Secondo Krippendorff il teatro, da Eschilo a Shakespeare, ha avuto una funzione determinante nella formazione dell’uomo occidentale perchè col suo mettere sulla scena tutti i protagonisti di un conflitto, ognuno col suo punto di vista, i suoi ripensamenti e le sue possibili scelte di azione, il teatro è servito a far riflettere sul senso delle passioni e sulla inutilità della violenza che non raggiunge mai il suo fine.
Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore. A te, Oriana, i kamikaze non interessano. A me tanto invece. Ho passato giorni in Sri Lanka con alcuni giovani delle “Tigri Tamil”, votati al suicidio. Mi interessano i giovani palestinesi di “Hamas” che si fanno saltare in aria nelle pizzerie israeliane. Un po’ di pietà sarebbe forse venuta anche a te se in Giappone, sull’isola di Kyushu, tu avessi visitato Chiran, il centro dove i primi kamikaze vennero addestrati e tu avessi letto le parole, a volte poetiche e tristissime, scritte segretamente prima di andare, riluttanti, a morire per la bandiera e per l’Imperatore. I kamikaze mi interessano perchè vorrei capire che cosa li rende così disposti a quell’innaturale atto che è il suicidio e che cosa potrebbe fermarli.
Quelli di noi a cui i figli – fortunatamente – sono nati, si preoccupano oggi moltissimo di vederli bruciare nella fiammata di questo nuovo, dilagante tipo di violenza di cui l’ecatombe nelle Torri Gemelle potrebbe essere solo un episodio. Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perchè io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali.
Niente nella storia umana è semplice da spiegare e fra un fatto ed un altro c’è raramente una correlazione diretta e precisa. Ogni evento, anche della nostra vita, è il risultato di migliaia di cause che producono, assieme a quell’evento, altre migliaia di effetti, che a loro volta sono le cause di altre migliaia di effetti. L’attacco alle Torri Gemelle è uno di questi eventi: il risultato di tanti e complessi fatti antecedenti. Certo non è l’atto di “una guerra di religione” degli estremisti musulmani per la conquista delle nostre anime, una Crociata alla rovescia, come la chiami tu, Oriana. Non è neppure “un attacco alla libertà ed alla democrazia occidentale”, come vorrebbe la semplicistica formula ora usata dai politici. Un vecchio accademico dell’Università di Berkeley, un uomo certo non sospetto di anti-americanismo o di simpatie sinistrorse da’ di questa storia una interpretazione completamente diversa. “Gli assassini suicidi dell’11 settembre non hanno attaccato l’America: hanno attaccato la politica estera americana”, scrive Chalmers Johnson nel numero di The Nation del 15 ottobre. Per lui, autore di vari libri – l’ultimo, Blowback, contraccolpo, uscito l’anno scorso (in Italia edito da Garzanti, ndr) ha del profetico – si tratterebbe appunto di un ennesimo “contraccolpo” al fatto che, nonostante la fine della Guerra Fredda e lo sfasciarsi dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno mantenuto intatta la loro rete imperiale di circa 800 installazioni militari nel mondo. Con una analisi che al tempo della Guerra Fredda sarebbe parsa il prodotto della disinformazione del Kgb, Chalmers Johnson fa l’elenco di tutti gli imbrogli, complotti, colpi di Stato, delle persecuzioni, degli assassinii e degli interventi a favore di regimi dittatoriali e corrotti nei quali gli Stati Uniti sono stati apertamente o clandestinamente coinvolti in America Latina, in Africa, in Asia e nel Medio Oriente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi.
Il “contraccolpo” dell’attacco alle Torri Gemelle ed al Pentagono avrebbe a che fare con tutta una serie di fatti di questo tipo: fatti che vanno dal colpo di Stato ispirato dalla Cia contro Mossadeq nel 1953, seguito dall’installazione dello Shah in Iran, alla Guerra del Golfo, con la conseguente permanenza delle truppe americane nella penisola araba, in particolare l’Arabia Saudita dove sono i luoghi sacri dell’Islam. Secondo Johnson sarebbe stata questa politica americana “a convincere tanta brava gente in tutto il mondo islamico che gli Stati Uniti sono un implacabile nemico”. Così si spiegherebbe il virulento anti-americanismo diffuso nel mondo musulmano e che oggi tanto sorprende gli Stati Uniti ed i loro alleati.
Esatta o meno che sia l’analisi di Chalmers Johnson, è evidente che al fondo di tutti i problemi odierni degli americani e nostri nel Medio Oriente c’è, a parte la questione israeliano-palestinese, la ossessiva preoccupazione occidentale di far restare nelle mani di regimi “amici”, qualunque essi fossero, le riserve petrolifere della regione. Questa è stata la trappola. L’occasione per uscirne è ora. Perchè non rivediamo la nostra dipendenza economica dal petrolio? Perchè non studiamo davvero, come avremmo potuto già fare da una ventina d’anni, tutte le possibili fonti alternative di energia? Ci eviteremmo così d’essere coinvolti nel Golfo con regimi non meno repressivi ed odiosi dei talebani; ci eviteremmo i sempre più disastrosi “contraccolpi” che ci verranno sferrati dagli oppositori a quei regimi, e potremmo comunque contribuire a mantenere un migliore equilibrio ecologico sul pianeta. Magari salviamo così anche l’Alaska che proprio un paio di mesi fa è stata aperta ai trivellatori, guarda caso dal presidente Bush, le cui radici politiche – tutti lo sanno – sono fra i petrolieri.
A proposito del petrolio, Oriana, sono certo che anche tu avrai notato come, con tutto quel che si sta scrivendo e dicendo sull’Afghanistan, pochissimi fanno notare che il grande interesse per questo paese è legato al fatto d’essere il passaggio obbligato di qualsiasi conduttura intesa a portare le immense risorse di metano e petrolio dell’Asia Centrale (vale a dire di quelle repubbliche ex-sovietiche ora tutte, improvvisamente, alleate con gli Stati Uniti) verso il Pakistan, l’India e da lì nei paesi del Sud Est Asiatico. Il tutto senza dover passare dall’Iran. Nessuno in questi giorni ha ricordato che, ancora nel 1997, due delegazioni degli “orribili” talebani sono state ricevute a Washington (anche al Dipartimento di Stato) per trattare di questa faccenda e che una grande azienda petrolifera americana, la Unocal, con la consulenza niente di meno che di Henry Kissinger, si è impegnata col Turkmenistan a costruire quell’oleodotto attraverso l’Afghanistan.
E dunque possibile che, dietro i discorsi sulla necessità di proteggere la libertà e la democrazia, l’imminente attacco contro l’Afghanistan nasconda anche altre considerazioni meno altisonanti, ma non meno determinanti. E per questo che nell’America stessa alcuni intellettuali cominciano a preoccuparsi che la combinazione fra gli interessi dell’industria petrolifera con quelli dell’industria bellica – combinazione ora prominentemente rappresentata nella compagine al potere a Washington – finisca per determinare in un unico senso le future scelte politiche americane nel mondo e per limitare all’interno del paese, in ragione dell’emergenza anti-terrorismo, i margini di quelle straordinarie libertà che rendono l’America così particolare. Il fatto che un giornalista televisivo americano sia stato redarguito dal pulpito della Casa Bianca per essersi chiesto se l’aggettivo “codardi”, usato da Bush, fosse appropriato per i terroristi-suicidi, così come la censura di certi programmi e l’allontanamento da alcuni giornali, di collaboratori giudicati non ortodossi, hanno aumentato queste preoccupazioni.
L’aver diviso il mondo in maniera – mi pare – “talebana”, fra “quelli che stanno con noi e quelli contro di noi”, crea ovviamente i presupposti per quel clima da caccia alle streghe di cui l’America ha già sofferto negli anni Cinquanta col maccartismo, quando tanti intellettuali, funzionari di Stato ed accademici, ingiustamente accusati di essere comunisti o loro simpatizzanti, vennero perseguitati, processati e in moltissimi casi lasciati senza lavoro. Il tuo attacco, Oriana – anche a colpi di sputo – alle “cicale” ed agli intellettuali “del dubbio” va in quello stesso senso. Dubitare è una funzione essenziale del pensiero; il dubbio è il fondo della nostra cultura. Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come volere togliere l’aria ai nostri polmoni. Io non pretendo affatto d’aver risposte chiare e precise ai problemi del mondo (per questo non faccio il politico), ma penso sia utile che mi si lasci dubitare delle risposte altrui e mi si lasci porre delle oneste domande.
In questi tempi di guerra non deve essere un crimine parlare di pace. Purtroppo anche qui da noi, specie nel mondo “ufficiale” della politica e dell’establishment mediatico, c’è stata una disperante corsa alla ortodossia. E come se l’America ci mettesse già paura. Capita così di sentir dire in televisione a un post-comunista in odore di una qualche carica nel suo partito, che il soldato Ryan è un importante simbolo di quell’America che per due volte ci ha salvato. Ma non c’era anche lui nelle marce contro la guerra americana in Vietnam? Per i politici – me ne rendo conto – è un momento difficilissimo. Li capisco e capisco ancor più l’angoscia di qualcuno che, avendo preso la via del potere come una scorciatoia per risolvere un piccolo conflitto di interessi terreni si ritrova ora alle prese con un enorme conflitto di interessi divini, una guerra di civiltà combattuta in nome di Iddio e di Allah. No. Non li invidio, i politici.
Siamo fortunati noi, Oriana. Abbiamo poco da decidere e non trovandoci in mezzo ai flutti del fiume, abbiamo il privilegio di poter stare sulla riva a guardare la corrente. Ma questo ci impone anche grandi responsabilità come quella, non facile, di andare dietro alla verità e di dedicarci soprattutto “a creare campi di comprensione, invece che campi di battaglia“, come ha scritto Edward Said, professore di origine palestinese ora alla Columbia University, in un saggio sul ruolo degli intellettuali uscito proprio una settimana prima degli attentati in America. Il nostro mestiere consiste anche nel semplificare quel che è complicato. Ma non si può esagerare, Oriana, presentando Arafat come la quintessenza della doppiezza e del terrorismo ed indicando le comunità di immigrati musulmani da noi come incubatrici di terroristi. Le tue argomentazioni verranno ora usate nelle scuole contro quelle buoniste, da libro Cuore, ma tu credi che gli italiani di domani, educati a questo semplicismo intollerante, saranno migliori? Non sarebbe invece meglio che imparassero, a lezione di religione, anche che cosa è l’Islam? Che a lezione di letteratura leggessero anche Rumi o il da te disprezzato Omar Kayan? Non sarebbe meglio che ci fossero quelli che studiano l’arabo, oltre ai tanti che già studiano l’inglese e magari il giapponese?
Lo sai che al ministero degli Esteri di questo nostro paese affacciato sul Mediterraneo e sul mondo musulmano, ci sono solo due funzionari che parlano arabo? Uno attualmente è, come capita da noi, console ad Adelaide in Australia. Mi frulla in testa una frase di Toynbee: “Le opere di artisti e letterati hanno vita più lunga delle gesta di soldati, di statisti e mercanti. I poeti ed i filosofi vanno più in là degli storici. Ma i santi e i profeti valgono di più di tutti gli altri messi assieme”. Dove sono oggi i santi ed i profeti? Davvero, ce ne vorrebbe almeno uno! Ci rivorrebbe un San Francesco. Anche i suoi erano tempi di crociate, ma il suo interesse era per “gli altri”, per quelli contro i quali combattevano i crociati. Fece di tutto per andarli a trovare. Ci provò una prima volta, ma la nave su cui viaggiava naufragò e lui si salvò a malapena. Ci provò una seconda volta, ma si ammalò prima di arrivare e tornò indietro. Finalmente, nel corso della quinta crociata, durante l’assedio di Damietta in Egitto, amareggiato dal comportamento dei crociati (“vide il male ed il peccato”), sconvolto da una spaventosa battaglia di cui aveva visto le vittime, San Francesco attraversò le linee del fronte. Venne catturato, incatenato e portato al cospetto del Sultano. Peccato che non c’era ancora la Cnn – era il 1219 – perchè sarebbe interessantissimo rivedere oggi il filmato di quell’incontro. Certo fu particolarissimo perchè, dopo una chiacchierata che probabilmente andò avanti nella notte, al mattino il Sultano lasciò che San Francesco tornasse, incolume, all’accampamento dei crociati.
Mi diverte pensare che l’uno disse all’altro le sue ragioni, che San Francesco parlò di Cristo, che il Sultano lesse passi del Corano e che alla fine si trovarono d’accordo sul messaggio che il poverello di Assisi ripeteva ovunque: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Mi diverte anche immaginare che, siccome il frate sapeva ridere come predicare, fra i due non ci fu aggressività e che si lasciarono di buon umore sapendo che comunque non potevano fermare la storia. Ma oggi? Non fermarla può voler dire farla finire.
Ti ricordi, Oriana, Padre Balducci che predicava a Firenze quando noi eravamo ragazzi? Riguardo all’orrore dell’olocausto atomico pose una bella domanda: “La sindrome da fine del mondo, l’alternativa fra essere e non essere, hanno fatto diventare l’uomo più umano?”. A guardarsi intorno la risposta mi pare debba essere “No”. Ma non possiamo rinunciare alla speranza. “Mi dica, che cosa spinge l’uomo alla guerra?”, chiedeva Albert Einstein nel 1932 in una lettera a Sigmund Freud. “E possibile dirigere l’evoluzione psichica dell’uomo in modo che egli diventi più capace di resistere alla psicosi dell’odio e della distruzione?” Freud si prese due mesi per rispondergli. La sua conclusione fu che c’era da sperare: l’influsso di due fattori – un atteggiamento più civile, ed il giustificato timore degli effetti di una guerra futura – avrebbe dovuto mettere fine alle guerre in un prossimo avvenire. Giusto in tempo la morte risparmiò a Freud gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Non li risparmiò invece ad Einstein, che divenne però sempre più convinto della necessità del pacifismo. Nel 1955, poco prima di morire, dalla sua casetta di Princeton in America dove aveva trovato rifugio, rivolse all’umanità un ultimo appello per la sua sopravvivenza: “Ricordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il resto“.
Per difendersi, Oriana, non c’è bisogno di offendere (penso ai tuoi sputi ed ai tuoi calci). Per proteggersi non c’è bisogno d’ammazzare. Ed anche in questo possono esserci delle giuste eccezioni. M’è sempre piaciuta nei Jataka, le storie delle vite precedenti di Buddha, quella in cui persino lui, epitome della non violenza, in una incarnazione anteriore uccide. Viaggia su una barca assieme ad altre 500 persone. Lui, che ha già i poteri della preveggenza, “vede” che uno dei passeggeri, un brigante, sta per ammazzare tutti e derubarli e lui lo previene buttandolo nell’acqua ad affogare per salvare gli altri. Essere contro la pena di morte non vuol dire essere contro la pena in genere ed in favore della libertà di tutti i delinquenti. Ma per punire con giustizia occorre il rispetto di certe regole che sono il frutto dell’incivilimento, occorre il convincimento della ragione, occorrono delle prove. I gerarchi nazisti furono portati dinanzi al Tribunale di Norimberga; quelli giapponesi responsabili di tutte le atrocità commesse in Asia, furono portati dinanzi al Tribunale di Tokio prima di essere, gli uni e gli altri, dovutamente impiccati. Le prove contro ognuno di loro erano schiaccianti. Ma quelle contro Osama Bin Laden? “Noi abbiamo tutte le prove contro Warren Anderson, presidente della Union Carbide. Aspettiamo che ce lo estradiate”, scrive in questi giorni dall’India agli americani, ovviamente a mo’ di provocazione, Arundhati Roy, la scrittrice de Il Dio delle piccole cose: una come te, Oriana, famosa e contestata, amata ed odiata. Come te, sempre pronta a cominciare una rissa, la Roy ha usato della discussione mondiale su Osama Bin Laden per chiedere che venga portato dinanzi ad un tribunale indiano il presidente americano della Union Carbide responsabile dell’esplosione nel 1984 nella fabbrica chimica di Bhopal in India che fece 16.000 morti. Un terrorista anche lui? Dal punto di vista di quei morti forse si.
L’immagine del terrorista che ora ci viene additata come quella del “nemico” da abbattere è il miliardario saudita che, da una tana nelle montagne dell’Afghanistan, ordina l’attacco alle Torri Gemelle; è l’ingegnere-pilota, islamista fanatico, che in nome di Allah uccide se stesso e migliaia di innocenti; è il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo ad una folla. Dobbiamo però accettare che per altri il “terrorista” possa essere l’uomo d’affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione ed inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco del Primo Mondo. E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui è più conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci più i campi per far crescere il riso, muoiono di fame?
Questo non è relativismo. Voglio solo dire che il terrorismo, come modo di usare la violenza, può esprimersi in varie forme, a volte anche economiche, e che sarà difficile arrivare ad una definizione comune del nemico da debellare. I governi occidentali oggi sono uniti nell’essere a fianco degli Stati Uniti; pretendono di sapere esattamente chi sono i terroristi e come vanno combattuti. Molto meno convinti però sembrano i cittadini dei vari paesi. Per il momento non ci sono state in Europa dimostrazioni di massa per la pace; ma il senso del disagio è diffuso così come è diffusa la confusione su quel che si debba volere al posto della guerra. “Dateci qualcosa di più carino del capitalismo“, diceva il cartello di un dimostrante in Germania. “Un mondo giusto non è mai NATO“, c’era scritto sullo striscione di alcuni giovani che marciavano giorni fa a Bologna. Già. Un mondo “più giusto” è forse quel che noi tutti, ora più che mai, potremmo pretendere. Un mondo in cui chi ha tanto si preoccupa di chi non ha nulla; un mondo retto da principi di legalità ed ispirato ad un po’ più di moralità.
La vastissima, composita alleanza che Washington sta mettendo in piedi, rovesciando vecchi schieramenti e riavvicinando paesi e personaggi che erano stati messi alla gogna, solo perchè ora tornano comodi, è solo l’ennesimo esempio di quel cinismo politico che oggi alimenta il terrorismo in certe aree del mondo e scoraggia tanta brava gente nei nostri paesi. Gli Stati Uniti, per avere la maggiore copertura possibile e per dare alla guerra contro il terrorismo un crisma di legalità internazionale, hanno coinvolto le Nazioni Unite, eppure gli Stati Uniti stessi rimangono il paese più reticente a pagare le proprie quote al Palazzo di Vetro, sono il paese che non ha ancora ratificato né il trattato costitutivo della Corte Internazionale di Giustizia, né il trattato per la messa al bando delle mine anti-uomo e tanto meno quello di Kyoto sulle mutazioni climatiche. L’interesse nazionale americano ha la meglio su qualsiasi altro principio. Per questo ora Washington riscopre l’utilità del Pakistan, prima tenuto a distanza per il suo regime militare e punito con sanzioni economiche a causa dei suoi esperimenti nucleari; per questo la Cia sarà presto autorizzata di nuovo ad assoldare mafiosi e gangster cui affidare i “lavoretti sporchi”, di liquidare qua e là nel mondo le persone che la Cia stessa metterà sulla sua lista nera.
Eppure un giorno la politica dovrà ricongiungersi con l’etica se vorremo vivere in un mondo migliore: migliore in Asia come in Africa, a Timbuctu come a Firenze. A proposito, Oriana. Anche a me ogni volta che, come ora, ci passo, questa città mi fa male e mi intristisce. Tutto è cambiato, tutto è involgarito. Ma la colpa non è dell’Islam o degli immigrati che ci si sono installati. Non son loro che han fatto di Firenze una città bottegaia, prostituita al turismo! E successo dappertutto. Firenze era bella quando era più piccola e più povera. Ora è un obbrobrio, ma non perchè i musulmani si attendano in Piazza del Duomo, perchè i filippini si riuniscono il giovedì in Piazza Santa Maria Novella e gli albanesi ogni giorno attorno alla stazione. E così perchè anche Firenze s’é “globalizzata”, perchè non ha resistito all’assalto di quella forza che, fino ad ieri, pareva irresistibile: la forza del mercato. Nel giro di due anni da una bella strada del centro in cui mi piaceva andare a spasso è scomparsa una libreria storica, un vecchio bar, una tradizionalissima farmacia ed un negozio di musica. Per far posto a che? A tanti negozi di moda. ” nmmCredimi, anch’io non mi ci ritrovo più. Per questo sto, anch’io ritirato, in una sorta di baita nell’Himalaya indiana dinanzi alle più divine montagne del mondo. Passo ore, da solo, a guardarle, lì maestose ed immobili, simbolo della più grande stabilità, eppure anche loro, col passare delle ore, continuamente diverse e impermanenti come tutto in questo mondo.
La natura è una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto più grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono più. Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perchè se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte. >>

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Ed ecco arrivata la fine del mio ritiro spirituale all’eremo dei miei Amici eremiti. Devo dire che è straordinario avere Amici che mi vogliono e mi accolgono sempre a braccia aperte e senza mai pretendere o aspettarsi nulla in cambio ( un miracolo al giorno d’oggi ) . Il loro esempio di vita per me è fonte di grande ispirazione: la loro vita si basa fondamentalmente sull’autarchia,sull’onestà,sulla verità,su l’umiltà e sopra ogni cosa,la contemplazione,il rapporto stretto con Dio,Gesù e Maria. Vivere un pò di giorni con loro è stato rigenerante,sia a livello spirituale,ma anche fisico ( visto che sono vegetariani e ho constatato che mangiare vegetariano per il mio corpo è un vero toccasana: più leggero,meno appesantito,ma comunque sazio ).
Abbiamo fatto diverse chiaccherate,profonde ed edificanti,cosa straordinaria,visto che nel luogo dove vivo non avvengono mai con quasi nessuno.
Ho letto molte pagine di libri interessanti ed antichi,fatto passeggiate nei boschi e meditazioni sulla neve: ho gustato il silenzio,la pace e la contemplazione della cella e mi sono addormentato al suono della legna che bruciava nella piccola,antica stufa in ghisa che è in ogni cella.
Mi svegliavo insieme agli altri,ogni notte alle 03.30 del mattino per le prime preghiere del notturno; un atto,un momento nel cuore della notte così intenso che è difficile da spiegare,poichè bisogna capire e vivere questo contesto.
Il lavoro manuale al mattino; io solitamente ero l’addetto ai boschi,tagliare la legna,rifare qualche muretto caduto ecc, e invece no! Queste volta l’abate,il mio maestro spirituale,Fra Mario,mi ha voluto sperimentare da un’altra parte,cioè in cucina. Quante risate che mi sono fatto con Fra Lorenzo,Fra Marco,Davide e Roberto,visto che io in cucina non è che sono molto ferrato,se non per le cose basilari; comunque è andata bene e ho anche imparato a fare la peperonata e il minestrone,cosa che prima non sapevo e quando imparo qualcosa di nuovo sono sempre molto felice. È rimasto contento anche Frà Mario,dice che sono polivalente e che bisogna essere così,anche se io personalmente preferisco quando devo lavorare nel bosco.
Ho imparato molto,anche sul combattimento spirituale,inevitabile se non si vuole essere schiavi di questa società che ci induce a vivere tutti senza valori e senza fedeltà. Mi torna alla mente due frasi di San Bernardo di Chiaravalle,nel suo scritto dedicato a Ugo de Payns. Vi si afferma: < Per il cristiano il pericolo o la vittoria vengono giudicati non dal successo delle azioni ma dalla disposizione del cuore >.
E: < Se la causa per la quale si combatte è buona,l’esito della battaglia non potrà essere cattivo. Allo stesso modo non sarà stimata buona conclusione quella che non sia stata preceduta da una buona causa e da una retta intenzione>. Ci sono molti combattimenti da fare al giorno d’oggi per un cristiano,uno su tutti,combattere per la Verità,in un mondo menzoniero. Un mondo che anche tramite i mass media vuole oscurare i buoni,giusti valori ( come la famiglia,il matrimonio,la fedeltà,la serietà,l’amore ) e mettere al loro posto un liberismo che alla fine tradisce tutti,non soddifa mai fino in fondo e non fa altro che lasciare vuoti sempre più incolmabili. Se tutti vogliono tutto,senza rinunciare a niente,alla fine si finisce che tutti non si ha niente. Ecco il risultato del liberismo attuale.
Oltre a questo,devo essere estremamente riconoscente a Frà Daniele,il più giovane ( 40 anni ); la chiaccherata con lui è stata illuminante,visto che abbiamo avuto una vita simile. Lui prima di cambiare vita,era un ragazzo nella media,con moto,goliardate con gli amici,macchine,fidanzata ( stava quasi per sposarsi ),ha comprato una casa nuova nella quale ha dormito solo una notte,viaggi ecc : la sua testimonianza per me è stata straordinaria,probabilmente è l’uomo più coraggioso ( coraggio nel scegliere di cambiare vita e coraggio di seguire la chiamata di Gesù ) e saggio che conosco dopo Fra Mario e Fra Lorenzo.
E così,anche questa ennesima avventura all’eremo,dai miei grandi veri Amici eremiti ( ormai una seconda famiglia ) è giunta al termine,ma spero, a Dio piacendo,che non sarà l’ultima. In un mondo e in una umanità moralmente e spiritualmente nel caos; almeno ho un angolo pulito,una piccola parte di paradiso dove andare a ripulirmi e a ricaricarmi di energia pulita, per non essere inghiottito e schiavizzato dalla realtà quotidiana.

P.S. Una piccola riflessione che ho scritto ieri nel bosco vicino l’eremo:
” Appena finito Una stupenda meditazione davanti questo magnifico panorama. Oggi è Il mio ultimo giorno di ritiro spirituale qui Dai miei amici eremiti. Come sempre tutto è stato magico,Vero. Tra le altre cose,ho capito la differenza tra “meditare per cercare Dio” e
meditare per cercare l’Io ( cioè se stessi )”. Meditare per cercare l’io,porta troppo facilmente alla vanità,all’ego,all’orgoglio,all’egoismo,alle illusioni e alla superbia; semplicemente perchè SI mette l’Io al primo posto e Dio al secondo: così è molto difficile arrivare alla pace interiore e spesso si ha la sensazione di non essere Mai pienamente soddisfatti. Invece,meditare per cercare Dio,porta all’Umiltà e l’umiltà porta a Dio e Lui porta la pace nel cuore e la pace fà trovate l’io,cioè l’essenza di sé. Dio al primo posto e l’Io al secondo,ecco la via da seguire per chi vuole fare un cammino spirituale in spirito di Verità. Una piccola cosa che ho imparato. Ora lascio Il bosco e torno all’eremo che tra queste montagne ghiaccia presto. Jvan Bugliani ”

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Il problema dell’essere umano è il suo ego,la sua vanità, che sfocia nel più cieco egoismo,il quale lo porta a conquistare,tradire e distruggere in un ciclo che si ripete lungo la storia. Solo cambiando noi stessi,possiamo riuscire a cambiare la nostra società e il suo/nostro declino spirituale e morale. Incominciare ad osservare la realtà senza illudersi o dare qualcosa per scontato: incominciare a ripudiare ogni forma di disonestà,menzogna,falsità e ambiguità. Incominciare a fare chiarezza dentro e fuori di noi ed eliminare ombre e cose poco chiare. Scegliere la strada del giusto,che si basa sul rispetto,sull’Amore,sull’onestà. Ridare valore alla Verità,all’onestà,alla giustizia ( soprattutto essere forti e risoluti nel valore dell’onestà e della giustizia ),alla famiglia tradizionale,al matrimonio e ripudiare con determinazione questo puttanaio morale che si stà sviluppando,fatto di superficialità,promisquità,tradimenti e famiglie falsate e distrutte dall’egoismo e dalla lussuria del singolo. Rispettare la nostra madre Terra,la quale senza i suoi frutti avremmo ben pochi giorni di vita. Gandhi disse: ” Diventa il cambiamento che vuoi vedere “. Ecco,se vogliamo una realtà più vera,onesta,pulita,dobbiamo prima diventare così noi stessi: combattere le iniquità dentro e fuori di noi e non essere complici di persone disoneste,false ed ambigue. Fare chiarezza è più che opportuno,è necessario. Ma tutto questo non potrà mai accadere se non eliminiamo il nostro cieco orgoglio,il nostro egoismo,le nostre illusioni,la nostra superbia e la nostra vanità. Solo imparando l’umiltà,potremmo,forse,cambiare.

Jvan Bugliani

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